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Edizione provinciale di Udine


UNION MARTIGNACCO - Io e il mio paese, Claudio Bertoli

Oggi comanda il dio denaro. Purtroppo! Non si sente quasi più parlare di giocatori, o raramente accade, che scelgono una squadra dove ci si può divertire insieme nel gruppo. Oggi ci si sposta solo perché si viene pagati di più e purtroppo non lo si può negare. In quella lista di persone che hanno invece deciso di legare la propria vita calcistica al proprio paese c’è Claudio Bertoli detto Hondo. Una vita spesa tra Martignacco e Union Nogaredo ( fino alla fusione di queste due squadre) prima da calciatore e ora da Ds della prima squadra. Molto sensibile anche per quanto riguarda lo sviluppo del settore giovanile per insegnare ai ragazzi l’amore e la gioia che si può provare nel difendere i colori del proprio paese.

UN BILANCIO DI QUESTO GIRONE DI ANDATA?
Siamo partiti con un gruppo di giovani anche perché il mercato dei giocatori era troppo costoso e noi non abbiamo la filosofia dei rimborsi. Abbiamo deciso di seguire questa strada, scegliendo dopo di Crapiz, che ha fatto bene negli ultimi due anni, un mister, Barnaba, che sa lavorare con i giovani. All’inizio abbiamo pagato dazio nelle prime 7 gare, totalizzando 0 punti. Non abbiamo dato nessuna pressione al mister, lasciandolo lavorare tranquillo e dopo le successive 8 gare abbiamo totalizzato 15 punti. I nostri giovani stanno crescendo, creato una loro fisionomia in campo, tanto sta che nelle ultime partite abbiamo subito solo 3 gol e speriamo che questa strada intrapresa duri anche nel ritorno per stare sopra la linea di galleggiamento per almeno i play out.

AVETE GIA’ COMPIUTO QUALCHE OPERAZIONE DI MERCATO O SIETE IN CERCA DI QUALCUNO PER RINFORZARE LA SQUADRA?
Si è tornato nelle nostre fila Zucchiatti dal Real Udinest. E’ un gradito ritorno in quanto aveva già giocato con noi 6 – 7 anni fa. Ora stiamo cercando un attaccante di esperienza e se non ci riusciamo non importa, rimaniamo con la squadra che abbiamo. C’è poco movimento di giocatori liberi che di sicuro quei pochi saranno seguiti da altre squadre e non intendiamo giocare al rilancio. Cerchiamo una punta che ci aiuti a restare possibilmente fuori dalla zona play out e che aiuti i giovani nella loro crescita.

TU SEI MOLTO LEGATO ALLA SQUADRA DEL TUO PAESE. COSA STATE CERCANDO DI CREARE PER IL FUTURO DEI GIOVANI DEL MARTIGNACCO?
Dietro c’è un nutrito numero di persone che curano il settore giovanile come Djuric e Zanor. Stiamo cercando di tenere legati i giovani per poi portarli in prima squadra. Si lavora con 250 ragazzi e si tenta di creare dei gruppi competitivi per vincere e riuscire a rientrare nel giro dei campionati regionali, per dare più stimoli ai ragazzi ad affrontare il calcio per quello che è. Tra qualche anno si punta anche ad avere la soddisfazione di avere una squadra nostra propria con i ragazzi del paese. E’ un grosso lavoro dispersivo però siamo penalizzati che il Comune non riesce a venirci incontro perché abbiamo delle strutture non adattate per ospitare tutti i gruppi. C’è poco spazio per tutti, soprattutto per chi deve affinare la tecnica e provare le soluzioni di gioco anche se c’è buona volontà da parte di tutti.

ANCHE DA GIOCATORE SEI STATO LEGATO AL MARTIGNACCO. QUALI SONO I RICORDI PIU’ BELLI CHE CONSERVI?
Ho avuto l’onore di essere stato capitano sia del Martignacco che nell’ Union Nogaredo poi. Ho sempre giocato a calcio nel mio paese e ho unito sport e il cuore per questo paese. Per me è stato un valore doppio, la doppia soddisfazione di giocare e segnare la domenica con questa maglia. E’ questa la mentalità che vogliamo inculcare ai nostri tanti giovani del paese. Giocare con i propri amici la domenica era e dev’essere sempre qualcosa di speciale per ognuno di noi.

DOVE PENSI SI DEBBA OPERARE PER CERCARE DI CAMBIARE IL CALCIO OGGI?
Il Friuli Venezia Giulia è una piccola realtà rispetto a bacini più grandi come Lombardia o Emilia Romagna. Si deve avere la mentalità dei piccoli, che si vince a piccoli passi senza pensare in grande. Bisogna creare un settore giovanile dietro e non correre dietro a sogni impossibili. Il grande problema delle nostre realtà sono i rimborsi spese. Le società promettono soldi, ma se il giocatore poi non rende, non prende niente e allora decide di andare sempre dove c’è qualcun altro che ti promette la luna. Siamo dilettanti e il denaro non dovrebbe esistere.

Questa è la mentalità che si dovrebbe inculcare a tutte le squadre. Con i soldi ti può andar bene qualche anno. Vinci ma poi non ce la fai più e torni al punto di partenza. Oculatezza e conti a posto e lavoro con i giovani. Serve questo, nient’altro. Cominciamo a capirlo prima che sia troppo tardi.

Domenico Stoia

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  Scritto da Domenico Stoia il 15/12/2014
 

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