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Edizione provinciale di Udine


IL PERSONAGGIO - Il ritorno di Carlo Breda

Finalmente in campo nel Cjarlinsmuzane. Difensore moderno e insieme antico, il ragazzo che viene dal Veneto ma studia enologia a Udine ha alle spalle un quasi debutto in B e tanta sfortuna. Quel ginocchio operato due volte e le partitelle all'Udinese, provando a marcare Di Natale. "Dobbiamo dimostrare il nostro valore"

Il bicchiere è mezzo pieno e, di conseguenza, mezzo vuoto. Almeno secondo il diretto interessato, il difensore centrale classe '93 Carlo Breda. Eppure per tanti, quel bicchiere è, tutto considerato, pieno pieno, e di un vinello assai buono. Perché, il francobollatore del Cjarlinsmuzane che viene dal Veneto - e segnatamente da Falsé di Piave - domenica ha finalmente riassaporato l'emozione e l'adrenalina di scendere in campo, in campo con in palio i tre punti. E ha disputato una signora prestazione.
Carlo non è d'accordo: "Sì, finalmente ho rotto il ghiaccio e, a detta di chi mi ha visto, ho pure giocato una buona partita. Però non posso essere soddisfatto perché ho provocato il rigore del 2-0 per la Gemonese, mi sono fatto ammonire e, soprattutto, abbiamo perso la partita con i giallorossi: essere contenti dopo aver subito un 3-0 sarebbe qualcosa assurdo".
E' un personaggio, questo Breda che ora anche il Cjarlinsmuzane può scoprire compiutamente, mentre radio-mercato strimpella di diverse richieste per il ragazzo provenienti da più parti.
Carlo ne ha passate di tutti colori, esibendo una resistenza fuori dal comune. Parliamo di un giocatore che dopo aver mosso i primi passi nel vivaio del Careni Pieve, e aver militato nei Giovanissimi del Treviso, ha svolto la gavetta nel Cittadella, giungendo ad un passo dal debuttare in serie B. Se non che, gli dei del pallone si sono messi di traverso: "Accadde quando mi ruppi il legamento crociato del ginocchio destro con quel che ne consegue; se non mi fosse capitato, avrei quasi sicuramente giocato nella cadetteria visto che qualche giorno più tardi la prima squadra del Cittadella perse per infortunio i due centrali difensivi titolari".
Ma il peggio doveva ancora arrivare: Carlo si fa il suo pacco di mesi di convalescenza e recupero, viene ingaggiato dal Treviso all'epoca militante in C, svolge la preparazione ma sente che qualcosa non va, che qualcosa non funziona come dovrebbe. Passa il tempo, il ginocchio operato continua a fare le bizze, a tormentarlo, lui ad un certo punto arriva a pensare che è finita, che è già ora di dire basta col calcio giocato. Poi scopre dopo mesi infernali che quel legamento crociato è ancora rotto e che sono saltati anche entrambi i menischi: in sostanza, l'intervento non era riuscito o, peggio, era stato mal eseguito. "Sono rimasto un anno e mezzo fermo. Si figuri che la prima operazione mi fu fatta l'11-11-2011: forse era destino che andasse male. Sono tornato sotto i ferri nel giugno del 2013". Carlo Breda ringrazia ancora oggi chi nell'Udinese gli ha dato una mano, conducendolo fuori dal tunnel: "Per un paio di stagioni i bianconeri mi hanno curato, aiutato, seppur fossi io un fuori rosa. Da loro ho imparato a non mollare, lì mi è tornata sul serio la voglia di giocare. Che ricordi! In qualche partitella di allenamento m'è capitato di marcare, tra gli altri, un certo Di Natale... Marcare? Beh, cercare di farlo perché Totò è semplicemente immarcabile".
Il difensore, rimessosi come nuovo, è finito allora all'Ol3, alle prese con una storica partecipazione in Eccellenza: "Sul piano dei risultati è stata un'annata probabilmente da dimenticare; abbiamo perso tante, troppe partite, preso mazzate mica da ridere, senza avere neanche un briciolo di fortuna. Però, mi creda, sono stati mesi fantastici, a livello di gruppo, di ambiente, di rapporti umani".
Arriva l'estate è alla porta di Carlo bussa il Cjarlinsmuzane, una corazzata dell'Eccellenza: "Volevo provare a vincere qualcosa, a prendermi qualche soddisfazione. E, invece, mi sono ritrovato vittima di una fastidiosa, maledetta pubalgia: così se ne sono andati due mesi e passa spesi allenandomi a singhiozzo e senza poter dimostrare quello che valgo. Ora, finalmente, mi sento benone e pronto a dare il mio contributo alla causa. A Carlino siamo convinti di poter ribaltare la situazione di classifica, ci stiamo caricando, il nostro chiodo fisso è diventato quello di riuscire a dimostrare che siamo una squadra vera, una squadra competitiva. Lo dobbiamo a noi stessi e, soprattutto, al presidente Zanutta: personalmente, sento di avere con lui un grande debito".
Cosa ci fa Carlo Breda da queste parti? Frequenta il corso di enologia all'Università di Udine. E lo fa con profitto e con passione: "Sono passato dal Prosecco di Conegliano con le sue bollicine ai 'vini fermi' ma di altrettanto grande qualità del Friuli" racconta.
Calcisticamente parlando, Carlo è un difensore moderno e insieme antico, un po' come i vigneti di qua: è dinamico, aggressivo, capace di marcare a uomo in maniera asfissiante l'avversario di turno al quale cerca con continuità di rubare il tempo; anticipare l'attaccante è il suo esercizio preferito.
Vini, pallone più un terzo impegno, quello di commesso in un negozio di abbigliamento, gli riempiono letteralmente le giornate. Carlo, allora, il bicchiere è davvero mezzo pieno e mezzo vuoto? "Prima lasciateci vincere un paio di partite almeno e poi ne possiamo riparlare".

IN ARRIVO L'APPLICAZIONE 

In attesa dell'applicazione ITALIAGOL - FRIULIGOL è disponibile il nostro servizio dedicato all'inserimento del risultato finale e dei propri marcatori.Istruzioni su come interagire con la nostra redazione


 

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  Scritto da La Redazione il 20/11/2015
 

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