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Edizione provinciale di Udine


AI RAGGI X - I Rangers, il Comune e un contratto innovativo

Da febbraio, e superando mesi di trattative e attriti, è in vigore la nuova convenzione relativa alla gestione degli impianti sportivi. Adesso la nuova frontiera riguarda la lentezza e la complessità del tesseramento dei giovani stranieri, una partita tra le ragioni della burocrazia e quelle del cuore e del buon senso

La nuova convenzione tra i Rangers e il Comune di Udine è partita con il mese di febbraio e durerà fino al 31 gennaio 2019. E il contratto con l'Amministrazione comunale - di simili ne hanno sottoscritti anche Assosangiorgina e San Gottardo -  è destinato a diventare un modello,  un riferimento anche per gli altri club udinesi e, magari, non solo. Si è così risolta nel migliore dei modi una situazione ingarbugliata e diventata, con il trascorrere del tempo, fonte di preoccupazione e di attriti. Adesso il sodalizio rossonero - e i club cugini - possono guardare al futuro con rinnovata serenità e un ponderato ottimismo.
Per comprendere la vicenda ne ripercorriamo alcune tappe grazie alla consulenza del presidente dei Rangers, Mauro Marrandino. 
Va ricordato che a Udine a far data dal 1984 si decise di dare in gestione gli impianti sportivi alle società sottoscrivendo apposite convenzioni in ciò venendo incontro alle richieste e alle necessità degli stessi club.
Le convenzioni furono però cassate nei primi anni Duemila dalla Corte dei Conti, che le ritenne non più in regola perché la scelta del gestore cui affidare i vari impianti non avveniva attraverso un bando di gara ma sostanzialmente con trattativa privata. Da tale deliberazione è sorta la necessità di legalizzare i contratti; è intervenuto così un primo accordo tra il Comune e le società per predisporre un regolamento dei bandi di gara. Tale regolamento ha posto due paletti per disincentivare incursioni, mettere fuori gioco il possibile intervento di personaggi spregiudicati e malandrini, o evitare che esplodesse una sorta di tutti contro tutti per assicurarsi la gestione dei campi: s'era così stabilito che alle gare potessero partecipare solo società calcistiche e che le stesse dovessero inoltre svolgere l'attività sportiva nel medesimo quartiere dove è ubicato l'impianto da affidare in gestione.
Nel 2010 si stipularono dunque, le nuove convenzioni, aventi durata variabile. La gran parte, quella sottoscritta dai Rangers compresa, triennali, mentre Ancona, Donatello e Chiavris ottennero contratti assai più lunghi, legati però al completamento di lavori atti ad apportare migliorie rilevanti agli impianti sportivi.
Quando, a inizio 2013, s'è trattato di partecipare ai bandi di gara per rinnovare le convenzioni il meccanismo si è inceppato. Più gare sono andate deserte, anche perché il Comune aveva drasticamente ridotto i contributi previsti per la gestione delle strutture. Nel caso dei Rangers si è arrivati per 22 mesi alla proroga della convenzione scaduta, e la distanza tra le parti è via via aumentata. Si è allora attivato un tavolo di trattative, le società cittadine hanno formato un comitato, la Federcalcio ha seguito la vincenda mettendo a disposizione delle stesse fior di professionisti, e le discussioni sono continuate. Per 14 mesi il Centazzo è stato gestito dall'amministrazione cittadina, inevitabilmente con qualche manchevolezza e difficoltà ricaduta sulle spalle di Marrandino e soci. Finalmente tutto si è risolto nel modo migliore: l'innovativo contratto ha recepito la normativa vigente, ed è andato a disciplinare una materia e un'operatività complesse, prevedendo la divisione e l'esatta attribuzione delle varie responsabilità. Il quadro adesso è definito, chiaro, tale da regalare ai Rangers entusiasmo e ulteriori motivazioni per portare avanti un'attività che ha notevoli ricadute sociali.
La società rossonera attualmente conta oltre 200 tesserati a livello giovanile a cui aggiungerne una quarantina per quel che riguarda il settore dilettantistico. Gli udinesi hanno a disposizione tre campi e due spogliatoi, oltre a ospitare una squadra amatoriale.
Risolto con reciproca soddisfazione il nodo dei rapporti con l'amministrazione comunale, adesso il problema maggiore riguarda la lentezza e complessità dei tesseramenti dei ragazzi "stranieri", in gran parte extracomunitari: ai Rangers ce ne sono circa un'ottantina. La normativa della Figc, in proposito, è decisamente severa e gravoso è il numero degli adempimenti richiesti e della documentazione da presentare, tanto da costringere i dirigenti delle società a trasformarsi in poliziotti; talché è molto più semplice assumere un lavoratore straniero, che tesserare un bambino di 8 anni venuto ad abitare da noi. Tale situazione porta, di fatto, a una discriminazione dei giovani stranieri rispetto ai coetanei italiani. Spesso e volentieri occorrono mesi perché l'iter del tesseramento sia portato a termine; e risulta estremamente complicato dire a un bambino, per settimane e settimane: "Aspetta, non puoi ancora giocare!".
Ma questa è un'altra storia, decisamente aggrovigliata perché le esigenze in campo sono diverse, perché non è semplice coniugare gli aspetti umani e sociali a quelli inerenti la sicurezza e la tutela dei minori. I Rangers continuano la loro battaglia per l'integrazione e per un'educazione aderente ai valori sportivi, e svolgono questo compito con spirito di servizio, abnegazione, buon senso. E pazienza se, in qualche caso, scatta qualche deferimento: se bisogna scegliere tra le ragioni della burocrazia e quelle del cuore, non c'è partita.

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  Scritto da La Redazione il 11/02/2016
 

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