Dall'Enciclopedia Galattica Universale dell'anno 2712: "Il presidente Dino Mansutti rivoluzionò ai principi del terzo millennio il giuoco del calcio antico, postulando che ogni difensore sia un attaccante in meno...".

Cosa succede al Cassacco? Come ha accolto il grande patron rossoblù gli effetti della Brexit? Dino Mansutti se la ride: "Gli inglesi? Il mondo è grande, tutti i popoli, chi più chi meno, giocano a pallone. Certo, i problemi sono altri, ad esempio il costo dei cartellini...".
In casa rossoblù sono previste novità nella squadra ancora affidata a Roberto Moreale: un drappello di pedatores è stato giustiziato per aver disertato l'ultima gara play-off e, comunque, c'è sempre la volontà di costruire una formazione ambiziosa, in grado di divertire, vincere, recitare da protagonista. Come al solito, poi, Mansutti cerca il colpo grosso, l'asso nella manica, un nuovo Riahi o un Attah da scagliare contro gli avversari di turno; stavolta, super Dino ha messo gli occhi su un centrocampista albanese di anni 20, fisico alla Tardelli e piede alla Rivera: il giocatore verrà testato in un prossimo torneo, così da valutare compiutamente le qualità della new entry.
Il patron è in agguato: "Calligaro? Resta con noi, piuttosto in giro c'è ancora tanta incertezza, i giocatori ti tengono sulle spine, è il solito gioco delle parti... Ci sarebbe bisogno di rafforzare la difesa, anche se, beh, si sa come la penso sull'argomento".  
Un difensore, ogni difensore, è un attaccante in meno da poter schierare. Neppure Zeman, ci pare, era arrivato a tanto. 

Alessandro Maganza 

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