SACILESE - Ielo: "Volevamo solo fare calcio. Non ce l'hanno permesso"
Uno dei rappresentanti della cordata romana: "Ci ho rimesso quasi 60 mila euro. La giustizia è lenta, ma con il tempo la verità emergerà"
Il telefonino suona, insistiamo fino a quando la voce di Giuseppe Ielo si materializza.
Ielo: uno dei protagonisti della cordata "romana" che ha provato a salvare il salvabile alla Sacilese, un tentativo naufragato in malo modo. Ma il punto di partenza era già una società sostanzialmente cotta e una piazza che ha subito alzato le barricate, non fidandosi - a torto o a ragione - degli ultimi arrivati.
Ielo, pentito?
"Pentito sì, col senno di poi avremmo fatto bene a non provarci".
Cosa speravate di trovare e di fare con la Sacilese?
"Di fare calcio, semplicemente. Niente di più, niente di meno. Non è stato possibile".
Anche voi ci avete messo del vostro...
"Sì, abbiamo commesso degli errori. Ma errori in buona fede. Abbiamo sottovalutato l'ostilità locale: nessuno ha voluto darci una mano, anzi, è vero semmai il contrario".
Il suo amico Andrea Giusti ha iscritto i biancorossi in Eccellenza?
"Lo sento di rado, ma se l'avesse fatto ne avremmo parlato. E' andata male, personalmente ci ho rimesso quasi sessantamila euro. Noi abbiamo solo pagato, fin da subito abbiamo trovato ad aspettarci code di creditori. C'è chi ha incassato".
La procura federale ha chiesto deferimenti per tanti personaggi collegati alle vicende della Sacilese, lei compreso...
"Dalle voci mi risulterebbe che siamo stati tutti deferiti. Personalmente sono fiducioso che la verità venga a galla; la giustizia è lenta, ma alla fine di solito arriva al traguardo. Le responsabilità sono molto diverse, altre situazioni andranno appurate, noi comunque i debiti e tante stranezze li abbiamo ereditati. Ripeto: volevamo solo fare calcio. Salvare la Sacilese alla fine non era impossibile, ma non se ti accorgi di avere tutti contro".
Alessandro Maganza