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TURISTI PER CALCIO - Una sera da re al "Parco dei Principi"

Full immersion francese, tra Ligue 2 e Ligue 1, in un clima di festa, passione, ma anche grande tensione per le ingenti misure di sicurezza. I commoventi fans dell’Ajaccio, il gran tifo di Nantes, la curva “scoperta” di Angers, i cori di Parigi per l’idolo Verratti

L’anno scorso la Bundesliga, quest’anno la Francia. Anche nel 2016 un significativo brandello del mese di agosto è dedicato alla full immersion in uno dei campionati del vecchio continente: stavolta, chi vi scrive, in compagnia dell’amico e collega del “Messaggero Veneto” Simone Fornasiere (un’Eccellenza, come di consueto nelle mansioni organizzative e di driver), hanno optato per la Francia. Il calcio dei vicecampioni d’Europa da respirare, vivere, apprezzare (anche se qualche sbadiglio non è certo mancato…): ogni città, infatti, oltre ad una partita, può offrire un bel pò di cose da vedere. La chiamano cultura.

Si parte con un profilo decisamente basso: siamo nella Regione dei Paesi della Loira, la gara in questione è Laval – Gazelec Ajaccio di Ligue 2. Quattromila anime allo stadio, con risicata e stranamente silenziosa pattuglia ospite (cosi recita lo striscione: “Gazelec in giro”). Applausi a prescindere: non serve essere esperti di geografia per comprendere i sacrifici – soprattutto logistici – ai quali i supporters corsi si sottopongono ogni due settimane. Se non è amore questo…Alla fine tanto attaccamento viene, comunque, ricambiato: senza esaltare l’Ajaccio vince, infatti, con il minimo scarto (1– 0). Da segnalare il bellissimo clima regnante in sala stampa - sistemata in una delle due salette antidoping…- dove, al suo arrivo, ogni giornalista stringe simpaticamente la mano ai colleghi. Anche a quelli (come noi) mai visti prima. Ed è amaro osservare come, al “Friuli” – lo chiamiamo ancora cosi - purtroppo, queste gentilezze non esistano più da tempo. Sabato 20 è il giorno più… impegnativo: due, infatti, gli appuntamenti sul taccuino. Prima tappa la splendida Nantes (al centro della quale si stagliano i 144 metri della Torre di Bretagna) dove, alle 17, è in programma la sfida tra i locali e il Monaco di Morgan De Sanctis (l’ex portiere dell’Udinese, infortunato, non siede però neppure in panchina). Stadio (il “Beaujoire”, dal quartiere periferico che lo accoglie) quasi zeppo, controlli parecchio accurati da parte del personale addetto, curva di casa straripante e coesa, un centinaio di affezionati biancorossi arrivati dal Principato. Glik e soci non devono penare tanto per portare a casa il malloppo (1 – 0) contro un Nantes che non vince un titolo (sei in tutto nel palmares) dal 2001, è risalito in Ligue 1 solo tre stagioni orsono e soffre di profonde nostalgie europee. Alle 20 il cartellone offre Angers – Nizza: un‘oretta di autostrada da inghiottire rapidamente per raggiungere in tempo uno dei patrimoni dell’Unesco e sede di tappa (vinta in volata da Cavendish) del Tour di France appena concluso. Alle 19.50, sorpresa delle sorprese, almeno cento persone ringhiano in coda al botteghino. Noi ovviamente, siamo già biglietto – muniti: ma stavolta, dopo aver attraversato velocemente il sottotribuna tra bar, bagni e steward sin troppo professionali, raggiungiamo la curva. Unico settore scoperto (prezzo 14 euro) del “Jean Bouin”: una sensazione nuova, che ci riporta ad un calcio antico. Qualche goccia di pioggia fa temere il peggio, poi il cielo si rasserena. La partita non è cosi male: diciamo che i ribaltamenti di fronte risultano piuttosto frequenti. Il Nizza, che disputerà la fase a gironi di Europa League, passa subito, potrebbe dilagare anche grazie alle frequenti amnesie di Traore - il centrale ivoriano di casa colleziona strafalcioni e incertezze con impressionante pervicacia – rischia qualcosetta ma, alla fine, scappa con il malloppo. Con il mio compagno di viaggio non possiamo non notare che stiamo portando parecchia…fortuna alle formazioni ospitanti: è infatti maturato il terzo 1 – 0 esterno in altrettante gare. Lasciamo l’impianto sfiorando l’incidente diplomatico: Simone vorrebbe acquistare l’ennesima “mug” (tazza) per la sua prestigiosa collezione ma, alla boutique, si fanno affari solo muniti di tessera prepagata. E gli addetti risultano inflessibili e incorruttibili. O forse un po’ ottusi? Cosi, non possono certo bastare una baguette e una bibita a placarne l’ira funesta.

Un sonno ristoratore, un’eccellente colazione e la prospettiva di raggiungere l’affascinante Parigi, ultima stazione del viaggio, mitigano (cancellare è difficile) ogni malumore. Sono all’incirca le 13 e la Twingo - noleggiata all’aereoporto di Beauvais - trova un ottimo parcheggio (gratuito, almeno la domenica) nei pressi del “Roland Garros” tanto amato dagli aficionados tennistici ma, soprattutto, del rinnovato “Parco dei Principi”. Che, in serata, ospiterà la prima casalinga del Paris S. Germain, avversario il Metz. C’è dunque l’intero pomeriggio disponibile per un po’ di sano turismo. Un pranzetto veloce, la Torre Eiffel da “scalare” sino in cima (la “Sommet”), una passeggiata dall’Arco di Trionfo a Place de la Concorde lungo gli spettacolari Campi Elisi. Parigi ti seduce, ti rapisce: la prima come la decima volta. Peccato davvero non potersi trattenere ancora qualche giorno. L’avremmo fatto volentieri: nonostante la pesantezza di un clima che ammorba la quotidianità di un popolo provato dalle recenti vicende. Nel frattempo, però, non ci siamo scordati dell’appuntamento con i campioni di Francia: a tal proposito abbiamo prenotato due comode sistemazioni in quella che, da noi, potrebbe essere definita “tribuna laterale”. Il prezzo non è proprio alla portata di tutti: 48 euro a cranio. Ma sembra si viva una volta sola. Lo stadio pare una conchiglia rovesciata, uno scrigno ristrutturato e abbellito qualche anno fa. Ogni angolino trasuda aria di grandeur, anche se non si capisce la differenza di “censo” scavata tra i tifosi: prima della gara, infatti, solo quelli ospitati dalle tribune più costose hanno il diritto di accedere al merchandising della Grande Boutique. L’ingresso libero a tutti è, infatti, consentito soltanto al termine della gara. Dopo aver superato almeno quattro “filtri” (gli steward sembrano quasi scusarsi quando, dopo averti…palpato, ti augurano “bonne match”) ci accomodiamo. Attorno a noi tante generazioni rappresentate, parecchie bandiere, tifo mediamente sano. Se si eccettua un personaggio che scarica sull’inconcludente Cavani una serie di contumelie assortite, suscitando l’ilarità generale. Ma il termometro dell’orgoglio italiano si impenna al momento dell’ ingresso di Marco Verratti: il vero Principe del Parco è proprio il piccolo, ma virtuoso centrocampista che tanto è mancato alla Nazionale durante gli ultimi Europei. Cori ovazioni, uuhh di meraviglia ad ogni carezza di palla e in occasione del gol: roba che neanche Messi…Finisce con un rotondo 3 – 0: anche se dietro (mancava Thiago Silva) il Psg balla spesso la rumba. E’ già finita, purtroppo: ancora qualche ora di sonno e Ryan Air ci riporterà alla base. Ma altre imprese ci attendono, a partire da metà settembre….

Roberto Zanitti

 

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  Scritto da La Redazione il 26/08/2016
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