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LA LETTERA - La mamma arrabbiata e il calcio come servizio militare

Pubblichiamo lo sfogo di chi ha visto il figlio tornare a casa febbricitante e chiede, con qualche ragione, scelte più ponderate e razionali. Ma...

Gentile Friuligol, sono una mamma furiosa. Mio figlio ieri notte - perché era notte! - è tornato a casa divorato dalla febbre e scosso dai colpi di tosse. Non è possibile programmare partite il sette gennaio alle 17.30! Per non dire del fatto che è rimasto in panchina a prendere freddo per quasi due ore. E questo lo chiamate sport!  Fatevi sentire, voi del sito, da chi organizza e decide. Ora, il mio ragazzo perderà giorni di scuola!

Cara signora, capiamo il suo sfogo e le sue ragioni, ma la invitiamo anche a guardare il rovescio della medaglia. Il calcio non è solo uno sport, ma è una scuola di vita. E nella vita bisogna pure affrontare il freddo e giornate come quelle di ieri, che induriscono lo spirito e rafforzano i legami di una squadra. Il calcio è - ci passi l'esagerazione - il servizio militare obbligatorio, la "naia" che hanno abolito.
Porga gli auguri di pronta guarigione di Friuligol al figliolo, che sappiamo appassionato e tenace, e pensi anche al rovescio della medaglia. Con stima e comprensione.   

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 08/01/2017
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