IL CASO - Da paura il dopo Fulgor-Majanese. Ma lo sport è l'antidoto
L'allenatore gialloblù Currò racconta: "Non ci lasciavano tornare a casa. La macchina? Ammaccata. E poi quel pugno...". Celotti: "Brutto episodio, ma che non riguarda i miei giocatori"
Brutta pagina al termine di Fulgor-Majanese, valida per il campionato Juniores provinciale, girone B, che ha ripreso oggi la sua corsa dopo la sosta invernale, durata un mese abbondante.
L'episodio accaduto è decisamente spiacevole e grave, anche se non va strumentalizzato o amplificato per provocare semplicemente un po' di rumore o suscitare reazioni scandalizzate e superficiali.
Dunque, la partita scorre via dentro binari agonisticamente vivaci e si conclude con il successo per 3-1 della formazione ospite. Nel suo svolgimento non mancano alcuni interventi rudi che scaldano gli animi dei giocatori in campo; il direttore di gara arbitra all'inglese, comunque in maniera accettabile: il problema non è questo. Finito il match si accende un parapiglia, più verbale che altro. Non mancano minacce reciproche, del tipo "ci vediamo fuori, vi aspettiamo dopo". Sono cose che talvolta accadono, tanto più nella categoria Juniores e quando di mezzo c'è qualche "testa" particolarmente calda.
Il tecnico della Majanese, Currò, traccia un quadro fosco dell'accaduto: "Ci abbiamo messo cinque minuti per uscire dal terreno di gioco, poi siamo riparati nello spogliatoio e ci siamo preparati per tornare a casa, allor quando un nostro dirigente ci ha avvisato che fuori dai locali tirava una brutta aria. "Meglio salire sulle macchine e andare via alla svelta" ci siamo imposti. E così abbiamo provato a fare. Tutto è filato via liscio fino a quando a lasciare il parcheggio non è toccato alle ultime due vetture, quella condotta dal sottoscritto, che a bordo aveva tre ragazzi della squadra, e la successiva, con al volante un genitore di un calciatore. Improvvisamente, l'unica via d'uscita è stata 'sbarrata' da tre ragazzi, evidentemente alterati. Non si volevano fare da parte, ci guardavano con atteggiamento di sfida. Hanno cominciato a insultarci, a tirare calci all'autovettura del sottoscritto, ammaccandola; pretendevano che scendessimo dalla stessa. Lo abbiamo fatto e si sono fatti avanti, loro più qualcun altro arrivato di rinforzo; uno dei miei giocatori si è preso un pugno in faccia, che gli ha fatto uscire la lente a contatto che portava; in verità, altri ragazzi sono intervenuti, cercando di fermare e calmare i più scalmanati e facinorosi. Insomma, abbiamo vissuto alcuni minuti per nulla piacevoli. Questo non è calcio, non è sport".
Il presidente della Fulgor, Massimo Celotti, che si trovava sul posto e stava preparando i campi per il torneo riservato ai Pulcini previsto per domani, è rimasto sorpreso e quanto mai amareggiato dell'accaduto, che ha cercato di ricostruire in serata: "Tutto è precipitano nel giro di un paio di minuti, a gara abbondantemente terminata e quando le persone stavano ormai lasciando l'impianto sportivo. La vicenda è nata per qualche parola di troppo scambiata tra giocatori a fine match. A vedere la gara c'erano alcuni amici o compagni di scuola dei nostri Juniores e so che qualche insulto e minaccia è volata tra giocatori della squadra ospite e taluni di questi giovani che hanno seguito il match a bordo campo. Mi risulta che quanto verificatosi fuori dall'impianto sportivo non abbia avuto per protagonisti tesserati della Fulgor, calciatori compresi. Mi sono impegnato con un dirigente della Majanese a indagare per individuare le persone che hanno infastidito se non aggredito i gialloblù, a cui va la mia solidarietà e comprensione. Episodi del genere lasciato davvero il segno, ancora di più considerando gli sforzi e i sacrifici che compiamo con il fine di aiutare i giovani e per dare loro valori, regole e senso di appartenza. Si tratta di un impegno sportivo e sociale faticoso, ma anche prezioso e meritevole di considerazione. Purtroppo, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo e per quanti sforzi si facciano... Ma arrenderci, gettare la spugna e non aiutare i giovani, questa sì che sarebbe la vera sconfitta". (alexmag)
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