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Edizione provinciale di Gorizia


IL PERSONAGGIO - Dapas, l'arte del parare. Anche dopo i 40

Intervista al portierone dell'Isontina, che continua a fare la differenza. Simone si racconta, dal mito Zoff al clamoroso divorzio con la Pro Gorizia. "Il difetto? Sono testardo"

 

Gorizia. Lavora in un autosalone, firma contratti, apre e chiude le portiere per i clienti in visita. Tanto per non perdere il vizio. Sul campo, di solito, chiude la porta e basta. Portiere della serie "Vedo e provvedo", non di quelli costruiti in laboratorio con lo stampino. Se dice «lascia» è «lascia» e puoi star tranquillo che il pallone finisce in banca, le banche di una volta intendo.
Senso del piazzamento, istinto puro, capacità di leggere in anticipo le traiettorie e capire le schegge che partiranno in quella determinata mischia in area. Ha un solo trascurabile difetto Simone Dapas: l'età, i suoi primi 40 anni, ma ancora oggi, in Promozione, ne ho visti pochi come lui. Forse Zwolf della Pro Cervignano e Bartolini della Valnatisone.
Resta il giallo del suo divorzio, a dicembre, con la Pro Gorizia dove sarebbe stato il nonnino perfetto per inaffiare d'esperienza il talentuoso fuori quota Maurig.
Della serie "Come finisce un amore". Lui preferisce glissare anche se gli resta un pezzo di piombo sullo stomaco: «No comment. A Gorizia ho ancora tanti amici con i quali mi sento spesso, Omar Dessì, Iacuzzi, Bernot, Bolzicco, Ceccotti, un giocatore al quale la categoria sta stretta».
Non è che volevano prepensionarti con la maglia di dodicesimo?
«Ma no, figuriamoci: nella mia carriera ho sempre accettato con serenità le scelte dei mister, non era quello il problema».
E allora qual era?
«Preferisco tenerlo per me: io amo questa società, c'è l'ho nel cuore, quindi adesso preferisco non esprimere giudizi. Caso mai ne parleremo più avanti, a campionato finito».
Il tuo ricordo più bello con la maglia biancazzurra?
«Tanti, impossibile elencarli tutti: la finale playoff, col Lignano, il primo anno di Albanese e poi un Pro Gorizia-Juventina di cinque-sei anni fa. Finì 0-0 e penso di aver fatto una delle più belle partite della mia vita. Quel giorno avrebbero potuto tirarmi in porta col cannone. Poi gli ultimi due straordinari campionati di fila vinti con Coceani, come si fa a dimenticarli?».
E l'avventura in serie C slovena, a Brda, come l'hai vissuta?
«Bene, loro hanno una mentalità professionistica anche se, a quel livello, non esiste professionismo, ma c'è - come dire? - una predisposizione al sacrificio diversa. Avevo già 32 anni, è stata un'esperienza che mi ha ringiovanito».
Pregi e difetti che ti riconosci?
«I pregi trovateli voi. Il difetto? Che sono testardo».
Papà Fabio ha giocato col Bologna: cosa ti ha trasmesso?
«Quando ero piccolo, certo, i suoi consigli mi sono serviti. Avere una figura con quell'esperienza che ti sostiene - anche se a modo suo - è sempre un bel vantaggio».
L'idolo delle figurine Panini al quale ti sei ispirato.
«Dino Zoff, resterà sempre un mito: ho avuto la fortuna di conoscerlo due anni fa quando sono stato premiato per il record italiano d'imbattibilità. Mi ha fatto una grande impressione dal punto di vista umano».
Com'è cambiato il tuo ruolo da Zoff ai giorni nostri?
«È cambiato completamente, come il calcio. Oggi anche il portiere deve avere i piedi buoni, essere più partecipe, saper leggere gli sviluppi del gioco e far partire l'azione. È diventato come un direttore d'orchestra. Non basta più essere dei superman tra i pali».
Un consiglio che daresti a un bambino che vuole mettersi in porta.
«Tanto sacrificio, tanto spirito d'abnegazione. Poi se uno ha anche un briciolo di fortuna quello aiuta».
Il portiere, tra Eccellenza e Promozione, che consiglieresti a un direttore sportivo tuo amico.
«A me piace, come portiere e come persona, Paduani dell'Aquileia, non è costruito. Ha l'istinto del numero uno nel suo Dna. Poi direi Carli, che mi pare abbia smesso a dicembre e Del Mestre: me ne parlano tutti molto bene».
E di Maurig, il fuori quota che ti ha "rubato" il posto alla Pro, che mi dici?
«L'età conta relativamente, io a 17 anni giocavo in Interregionale. Nicola è bravo, forse negli anni scorsi non ha lavorato in un certo modo perché giocava in un settore giovanile (il Donatello, ndr) con una squadra forte, dov'era poco impegnato. Adesso deve avere solo l'intelligenza per capire la fortuna che ha di essere allenato da un preparatore dei portieri con l'esperienza di Baccari. A Gorizia, per ora, hanno visto giusto».

Simone Dapas oggi gioca nell'Isontina, in Prima categoria. L'ho visto domenica scorsa contro il Mladost, rientrava coi postumi di uno stiramento alla spalla. Era sì e no al 60 per cento. Al 65', in mischia, a mezzo metro, Simeone colpisce di testa a colpo sicuro: Simone con un riflesso da gatto siamese - non so come - in tuffo vede e provvede. Ma ci scommetto che, a 40 anni, l'avrebbe parata anche Gigio Donnarumma.

Fabrizio Tomadini


@RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 29/03/2017
 

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