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Edizione provinciale di Udine


IL PERSONAGGIO - Inchino a Luca Merlino, bandiera del Pagnacco

Il difensore classe '82 ieri ha terminato la sua avventura, piena di vittorie, promozioni e annate balorde. Ne abbiamo parlato con il diretto protagonista...



Ha chiuso la carriera col botto, Luca Merlino: classe '82, trentacinque primavere tra una manciata di giorni (auguri!), il baluardo difensivo del Pagnacco ha partecipato al 5-2 con cui gli atomici granata hanno sfogato, a spese dell'Atletico Grifone, la rabbia per una stagione che è terminata senza quella promozione in Prima che pure, per il livello del calcio espresso dalla squadra di Sandro De Sabata, pareva doverne risultare il logico e quasi naturale epilogo. Ma i play-off sono così: basta una giornata storta (o di gran vena dell'avversaria di turno) è tutto quello per cui si è lottato svanisce brutalmente. 

E' uno dei ragazzi d'oro del calcio friulano, il nostro Luca Merlino. Parli con lui è tocchi con mano la profondità della passione per il calcio, che solo una serie di acciacchi fisici e un paio di agguerrite ernie, possono non sconfiggere, ma sedare e attenuare, costringendo il francobollatore di vaglia a decidere di appendere - almeno per ora - le scarpette bullonate al fatidico chiodo. 
Il diretto interessato spiega, racconta, apre il libro dei ricordi. 
C'è molto Pagnacco nella sua avventura calcistica, ma non solo...
"Ogni tanto ho 'tradito' la maglia granata, concedendomi qualche scappatella, per poi tornare immancabilmente all'ovile. Sono partito dal Pagnacco,  ma ho militato pure nell'Ancona di Geissa che conquistò la Promozione. Ho fatto parte, inoltre, del Colloredo del mitico Causero, della Majanese, del Moruzzo allenato dal bravissimo David Trangoni con cui conquistammo una salvezza incredibile. Sono stato nuovamente catturato dal Colloredo, per poi tornare qui una terza-quarta volta. Perchè? Perché al Pagnacco mi sento a casa, perché il progetto era ed è serio, perché volevo ancora giocare insieme a mio fratello Enrico". 
Sono stati anni di emozioni, di vittorie e sconfitte, di salti di categoria e declassamenti.
"Che mi ricordi col Pagnacco siamo sempre stati in lotta per qualcosa e le nostre stagioni sono regolarmente finite, tra play-off, play-out e spareggi, a maggio inoltrato. Indimenticabili sono stati i campionati in cui abbiamo affrontato la Promozione: c'erano Faion, il condottiero d'esempio per tutti, Gervasi, Biundo, il mitico Mario Squillace, che arrivava all'allenamento arrabbiato e ci faceva a pezzi, ma era un grande. E poi Danelutti, il mago Renato Merlino, ma non siamo parenti, due presidenti strepitosi come Del Fabbro e Gennari, avversari fortissimi, gli squadroni pordenonesi con i quali era durissimo spuntarla. E come dimenticare tutti gli alti e bassi attraverso cui siamo passati, o un allenatore come Sergio Freschi e su su fino ad arrivare ad oggi. Sicuramente resterò un tifoso del Pagnacco e sicuramente cercherò di aiutare e dare il mio contributo a questa società".
Luca Merlino, un difensore moderno...
"Ma anche no. Un difensore che ha cercato di dare il massimo e di... marcare a braccia alte. Ho affrontato certi attaccanti micidiali, da Giorgi a Mazzolo, da Causero a un davvero fortissimo Massimo Vidoni, per non parlare di Valent o Susca, giocatori capaci di farti impazzire. Beh, me la sono cavata".
Più forte lei o il fratello Enrico?
"Tutti sanno chi ha i piedi più educati! Comunque, se Enrico viene soprannominato 'il grinta' vuol dire che in campo è un osso duro". 
Ai più giovani che cosa vorrebbe dire?
"Che il calcio è... sacrificio. Non solo, ma anche e soprattutto; per la squadra bisogna sacrificarsi. E per ottenere un risultato, un traguardo". 
Qualche controindicazione?
"Baruffare con una o più morose non è raro". 
Veniamo a questo Pagnacco e alla stagione che è appena finita: cosa avete combinato!
"Abbiamo fatto tutto noi, fino a crollare nel momento in cui potevamo raccogliere quanto seminato. Sandro De Sabata e il preparatore atletico, il Billi, hanno cambiato le nostre abitudini, rivoluzionando tutto: abbiamo conosciuto un altro calcio, siamo stati trascinati, spinti, spremuti, pungolati, ma è stata un'avventura bellissima. Il mister è micidiale, non trascura niente, vorrebbe che facessimo due allenamenti al giorno e non tre alla settimana, perché... 'il diavolo sta nei dettagli'. Tutto questo già mi manca, vorrei continuare...".
Non è detto che, più avanti, non succeda.
"Vedremo come risponderà il fisico: lascio aperto un piccolo spiraglio. Il Pagnacco ha le carte in regola per fare grandi cose, quest'anno abbiamo dovuto assimilare un gioco diverso, ma con il trascorrere delle settimane siamo diventati forti forti, anche se magari troppo emotivi. Il Venzone? Una squadra matura, quadrata, intelligente, che sa vincere le partite 1-0".
Ieri con l'Atletico Grifone ci avete dato dentro...
"Chiudere la carriera con una sconfitta? Non lo avrei tollerato".
Insomma, il prossimo sarà l'anno dei granata?
"Assolutamente: mi creda, dover marcare i nostri Bozic e Cuciz, tanto per fare due nomi non a caso, è roba che ti può mandare al manicomio. Forza Pagnacco, forza calcio".
Forza Luca Merlino, un grande.

Alessandro Maganza 


@RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 15/05/2017
 

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