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Edizione provinciale di Pordenone


PROMO A - Matteo Dalla Nora, la silenziosa bandiera del Sesto

Intervista al terzino classe '89 che dal 2011 è una colonna della squadra: "Dovremo combattere duramente per la salvezza"...


A Sesto al Reghena, comune di poco più di 6.000 anime facente parte del circuito dei “Borghi più belli d'Italia”,la squadra locale nata dalla fusione tra la frazione di Bagnarola e la realtà comunale veleggia a metà classifica nel campionato di Promozione, guidata da mister Tonino Favro. Se non sono bastati quasi 1.300 eterni anni per scalfire il fascino senza tempo dell’Abbazia mariana. E nemmeno 160 silenziose stagioni per prosciugare “la grande e limpida fontana che ha anche voce di contenere nelle sue acque molte qualità refrigeranti e salutari”, la fontana di Venchiaredo così glorificata da un certo Ippolito Nievo nelle “Confessioni di un Italiano.”
Potrebbero essere serviti 6 anni, quasi un’era nel mondo calcistico, per sradicare una bandiera silenziosa come Matteo Dalla Nora? Decisamente no.

Il disegnatore tecnico di Cinto Caomaggiore, terzino sia di spinta che di contenimento classe ’89, dopo aver militato nelle giovanili della Liventina Gorghense esordendo in Prima Squadra, dopo tre anni Chions e uno a Pasiano agli ordini di mister Boccalon, nel lontano 2011 è arrivato a Sesto Bagnarola nell’annata Azzalini-Bertoia.
Reduce dalla vittoria per 2-0 sull’ostico campo del San Quirino, ha risposto volentieri a qualche domanda.

Cosa ti ha convinto a rimanere così a lungo tra le fila biancazzurre?
“Sono felice di far parte di questa famiglia e, in un ambiente tranquillo in cui delle persone ti danno il cuore, viene spontaneo corrispondere”.

Come è andata la vittoria di domenica sui gialloblù?
“E’ stata una battaglia, loro sono partiti forte e sul piano fisico ci hanno dominato a lungo, per fortuna abbiamo trovato il bandolo della matassa e sfruttato al meglio le nostre occasioni”.

Quale ruolo può recitare il Sesto da qui alla fine del campionato?
“Dovremmo combattere duramente per la salvezza perché ci sono molte squadre parimenti attrezzate che ambiscono a tale obbiettivo”.

Sei conosciuto per essere un giocatore di poche parole e molti fatti: come vivi l’ambiente calcistico?
“Il calcio è la più grande passione della mia vita, cerco di dare il massimo con il sorriso tra le labbra”.

Se Matteo fosse meno laconico, chi potrebbe dire se le sue parole, quindi i suoi fatti, seguirebbero venti più vigorosi e forse più ammalianti di quelli della bassa pianura sestense, fontane, Abbazie e persone escluse?

Ricardo Berto

 @RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 22/11/2017
 

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