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Edizione provinciale di Gorizia


IL PERSONAGGIO - Santostefano, gli Amatori Pieris, Gigi Del Neri e...

Intervista all'allenatore della squadra bisiaca, che partecipa alla A2 Figc. Un tuffo nel passato, ma anche uno sguardo all'attualità calcistica di chi vive questo sport in maniera appassionata e genuina da una vita


La nostra avventura sui campi di calcio della regione mi porta dalla montagna alla pianura, sul campo di calcio “Bagat” a Begliano (frazione di San Canzian d’Isonzo in provincia di Gorizia) dove incontro il simpatico allenatore degli Amatori Pieris, Michele Santostefano, che m’accoglie con in mano un vero album dei ricordi. La squadra pierisina, da lui allenata, milita nel campionato Amatori di A2 della FIGC e negli anni ha avuto grandi successi e affermazioni anche nella categoria superiore e a livello nazionale.

“Mister” Santostefano, grazie per la disponibilità. Mi riepiloghi la tua carriera, per dare a tutti l’opportunità di conoscerti meglio? Narrami la tua "storia” calcistica e sportiva: prima da giocatore e poi da allenatore.
"La mia carriera inizia col Pieris Calcio, prosegue ad Aiello, nella stagione 1973/74 , alla Pro Gorizia, tra il 1974 e il 1979, di nuovo a Pieris, dal 1979 al 1988, per finire a Vermegliano, nel campionato ‘88/’89. Nel Pieris militava pure mio padre Franco (qui nella foto con me a Cattolica nel 1977 con la Rappresentativa Allievi) che mi ha sempre seguito e spronato in questa disciplina. Alla sua memoria è dedicato uno torneo estivo. Se il calcio Pieris è ancora vivo lo si deve pure alla sua smisurata passione. Per continuare sul mio lato prestazionale: ho fatto parte di tutte le rappresentative giovanili partecipando alle finali nazionali. Ho vinto diversi campionati: a Gorizia, anche qui con accesso alle fasi nazionali e a  Pieris. Nel 1988 ho fondato gli Amatori Calcio Pieris in cui ho giocato e che ora alleno. Con questa attuale compagine ho vinto parecchi campionati con partecipazione alle fasi conclusive nazionali"
La realtà degli Amatori Pieris come nasce? Mi puoi dire per quale motivo hai sposato questo progetto? E che obiettivi hai per la stagione in corso?
"Nel 1988 in tanti amici ci trovavamo nel bar Arci del paese (molti dei quali avevano giocato negli juniores) e così, per scherzo, abbiamo deciso di partecipare ad un torneo a Belvedere di Grado. Il divertimento è stato tale e piacevole che abbiamo deciso di continuare. Ho intrapreso questo progetto, assieme ad altri, perché il gruppo è, ed era, fantastico: prima, durante e dopo la partita. Per questa stagione l'obbiettivo è arrivare a ridosso delle prime squadre in classifica. Il salto di categoria in A1 (già rifiutata due anni fa) sarà possibile con l'arrivo di qualche nuova leva e  giovane".
Quali sono le caratteristiche fondamentali del “tuo” collettivo e quale strategia utilizzi per continuare a garantire le brillanti prestazioni di questi anni?
"Le caratteristiche del mio collettivo sono l'umiltà e lo spirito di sacrificio. Come mio profilo personale cerco sempre e comunque di salvaguardare il gruppo prima del risultato. Durante l'anno non si può perdere dei giocatori/amici per un semplice o banale risultato".
Parliamo ora di tattica: qual è il modulo di gioco da te favorito e a chi ti ispiri?
"Il modulo che preferisco è il 4-1-3-2 con la difesa a 4 dell'amico Gigi Del Neri. E l'allenatore a cui mi ispiro è il “primo” Roberto Mancini (anche dal lato estetico)".
Dimmi, ancora, qual è la più grande soddisfazione da allenatore?
"Una bella soddisfazione calcistica sono stati i complimenti di Lovisa  (giocava nel Barazzetto). Però la più grande in assoluto è stata la richiesta di un consiglio da parte di un ex giocatore/ora allenatore (al tempo andato via perché non giocava) dopo esser stato esonerato. Vuol dire che il lato umano è importante ed è quello che alla fine di tutto si cementifica nei rapporti in campo".
Da allenatore: il tuo più grande difetto e il miglior pregio?
"Premetto che faccio l'allenatore perché è stato il gruppo a spronarmi in tal senso, visto che avrei voluto fare il direttore sportivo. Da ciò discende anche la considerazione sui miei pregi: il senso per l'amicizia e la disponibilità ad ascoltare. Il difetto? La difficoltà a cambiare modulo di gioco".
Sento sempre parlare di questo vostro “III Tempo”. Spiega ai nostri affezionati lettori di cosa si tratta?
"Il nostro terzo tempo è un modo per stare insieme agli atleti e simpatizzanti (per lo più ex nostri giocatori) e solidificare il gruppo, garantendo, al contempo, sempre questo grado di ospitalità agli avversari, che ci vengono a trovare sul campo di Begliano".
Due domande di rito. La prima,  è per che squadra tifi.
"Tifo Inter. Fino adesso sono stati anni di sofferenza; da quest’anno spero che ci possa essere una svolta, con  idee e scelte nuove".
La seconda, cosa ne pensi della non qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia.
"Un vero e proprio peccato!".
Avresti una tua “ricetta” per il calcio italiano?
"Penso, da un lato, che non si dovrebbero acquistare tanti giocatori stranieri mediocri, che portano via il posto ai giovani italiani, dall’altro, che certe società non dovrebbero pensare solo al risultato".
Per chiudere, una curiosità: le cronache narrano di una tua storica amicizia con Luigi Del Neri, già allenatore dell’Udinese (appena esonerato) e con trascorsi, anche di calciatore, in importanti e blasonate società calcistiche delle serie maggiori: raccontami qualcosa in merito?  
"Luigi Del Neri – per gli amici, Gigi lo conosco da quando giocava a Foggia. Poi ha militato con le Vecchie glorie del Calcio Pieris e veniva ad allenarsi qui tra noi. E’ una persona generosa e di gran classe: ci ha regalato le maglie del Chievo, i palloni con cui giochiamo e ci ha ospitato a Zingonia, Bogliasco, Vinovo, Desenzano e Udine, luoghi dove lui allenava le rispettive squadre di serie A. Voglio chiudere raccontandoti di un simpatico siparietto.
Una sera al Centro Sportivo "Gloriano Mugnain” di Bogliasco, sede d’allenamento della Sampdoria,  abbiamo “fatto le ore piccole”  mentre Gigi raccontava le sue storie. Il giorno dopo siamo ritornati al campo d’allenamento. Gigi trasportava il ”Nina”, al secolo Roberto Minin, attuale giocatore e bandiera degli Amatori Pieris. Tutti i tifosi della Sampdoria erano assiepati intorno all’autovettura di Gigi. Quando il “Nina” è sceso hanno scambiato per lui il mister: scena epocale!".

Pugaccio

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 @RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 06/12/2017
 

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