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Edizione provinciale di Udine


CJARLINSMUZANE - Capitan Migliorini: che bello essere brutti e cattivi

Il centrocampista: "Chi ci definisce così ci fa un complimento perché in campo diamo sempre tutto e nessuno ci ha dominato. Indossare la fascia è un sogno che si realizza: mi spingerà a dare ancora di più. Che bella scoperta questo Amodeo"


Gianluca Migliorini
, classe '94, è una specie di termometro del Cjarlins Muzane: quando gira lui, gira la squadra, quando non riesce a incidere o a entrare in partita (non succede spesso, in verità), allora anche per i compagni sono guai. Tale equazione, che magari potrà sembrare eccessiva, è resa però più efficace da quella fascia da capitano che il centrocampista si è conquistato e che ne attesta l'importanza a livello non solo di equilibri tecnico-tattici, ma anche nello spogliatoio e sul piano caratteriale. 
Comincia il 2018 e Migliorini è già in trincea, anche perché domenica la serie D torna ad accendersi, proponendo per la matricola di Luca Lugnan l'eccitante e tostissima gara interna con l'Arzignano

Migliorini, come sta?
"Decisamente bene sia dal punto di vista della condizione sia sotto il profilo morale". 
Il 2017 è stato parecchio impegnativo, vero?
"Ma anche gratificante perché ho raggiunto i due obiettivi che mi ero posto quando due anni e mezzo orsono arrivai al Cjarlins Muzane". 
Quali erano?
"Conquistare il palcoscenico della serie D, e farlo insieme agli arancioceleste dopo aver già sperimentato questa categoria per tre stagioni, compresa quella indimenticabile che vide il "mio" Pordenone vincere il campionato. Ma coltivavo anche il sogno di diventare un giorno capitano del Cjarlins Muzane: e tale mio proposito dimostrava la volontà di restare legato a lungo a questa società. Ebbene, la fascia da capitano è arrivata prima del previsto e indossarla mi inorgoglisce e mi responsabilizza. La responsabilità non è un peso, ma uno stimolo a dare sempre il massimo". 
Eppure gli scorsi mesi non sono stati una passeggiata, per Migliorini in particolare...
"Ho affrontato questa stagione, che giungeva dopo la vittoria in Eccellenza, molto carico e insieme tranquillo. Anche se non giocavo molto ho continuato a lavorare attendendo il mio momento e quando questo è arrivato sono riuscito a sfruttarlo. A stare fuori si soffre, ma fa parte del gioco: l'importante è non smarrire motivazioni e determinazione così da farsi trovare pronti per qualsiasi evenienza. Spesso, tra l'altro, le fortune di una squadra derivano in maniera sostanziale dal comportamento non dei titolari ma di chi ha meno spazio. Sono dell'idea che il lavoro paghi, e allenarsi forte in 20 spinga anche chi si sente sicuro del posto a darsi da fare". 
Avete chiuso il girone d'andata con 20 punti in cassaforte. Cosa ne pensa?
"E' sicuramente un buon risultato visto come, ad un certo punto, si erano messe le cose. Tuttavia, avremmo meritato qualche punto in più e si può tranquillamente dire che nessuna avversaria ci ha mai asfaltati o dominati maniera netta. Ce la siamo giocata con tutte e, anzi, con le prime della classe meglio che con quelle di medio-bassa classifica. Indubbiamente, abbiamo pagato dazio alla nuova categoria: in D come sbagli, sei castigato, rispetto all'Eccellenza il salto è notevole. 
Con quale stato d'animo attendete la ripresa del campionato?
"Con determinazione e molta fiducia. La fiducia che deriva dalla cultura del lavoro che abbiamo e dalla cosapevolezza che questa maglia va sempre rispettata e onorata, e lo stesso vale anche per una società che non ci fa mancare niente. Siamo convinti, insomma, che il meglio debba ancora venire". 
Questo girone C è uno dei più tosti degli ultimi anni...
"Sì, sono d'accordo, e lo sono per esperienza diretta. Nell'anno in cui il Pordenone vinse il campionato ricordo che la differenza tra le prime e le ultime della classe era quasi abissale. Nel torneo attuale, invece, ogni partita fa storia a sé, c'è molto equilibrio e il livellamento è verso l'alto. Prepariamoci a vedere ancora tante sorprese, ogni domenica; la prima proveremo a regalarla noi battendo l'Arzignano...".
Questa Cjarlins Muzane che squadra è secondo Migliorini?
"Una squadra camaleontica, nel senso che sa cambiar pelle a seconda dell'avversario che incontra. E poi una squadra disponibile, disponibile a seguire le indicazioni del mister, disponibile al sacrificio e, disponibile, anzi incline alla battaglia".
Battaglia, agonismo, fisicità: tutti usano, nel descrivervi, questi termini: è forse un modo per ridimensionarvi sul piano tecnico e del gioco espresso?
"Può darsi, non lo so. So che quando ci definiscono brutti, cattivi e determinati non mi arrabbio, perché ci fanno dei complimenti... Secondo me siamo ben messi in campo e siamo validi tecnicamente e preparati tatticamente. Poi, naturalmente, il fatto di aver vissuto praticamente sempre con l'acqua alla gola in classifica e l'essere una matricola ci hanno spinto a privilegiare gli aspetti agonistici. Abbiamo, questo sì, dei grossi margini di miglioramento". 
I recenti movimenti di mercato potrebbero darvi una spinta importante e ulteriore?
"Credo di sì anche se il mio non è certo un giudizio sui ragazzi che ci hanno lasciato. Chi si sta rivelando una bellissima sorpresa è Amodeo, un goleador dai grandi trascorsi che si è aggregato al gruppo con umiltà e motivazioni semplicemente ammirevoli, mettendosi al servizio della squadra, dei compagni di squadra. La sua mentalità, la sua esperienza si sono già rivelate davvero preziose".
Gianluca Migliorini e il Cjarlins Muzane: l'amore continua, insomma...
"Voglio bene a questa società e mi sento corrisposto. Ora diamoci dentro, perché questa serie D non perdona specie chi dovesse sentirsi appagato".  

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  Scritto da La Redazione il 02/01/2018
 

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