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Edizione provinciale di Gorizia


SULLA RIBALTA - Il calcio femminile rifiorisce al Turriaco

Un piccolo (ma in crescita) gruppo di "pulcini in rosa" rilancia il movimento. Alessandra Lui racconta questo seme che sta germogliando con passione, intelligenza e dedizione


Dall’ultima intervista a San Pier ci spostiamo di poco e, sulla linea fluviale dell’Isonzo, arriviamo a Turriaco. Qui scopriamo una bella novità calcistica: la squadra delle “Pulcini in rosa”. Non molti lo sanno ma il calcio femminile non è nuovo nel paese bisiaco. Nel 1961 fu creata la compagine delle Indomie (vedi foto tratta dal Calandario Bisiaco 2018).

A distanza, quindi, di 56 anni si riparte dalle quote rosa in un mondo, quello del calcio, prettamente governato dal sesso maschile e sue logiche conseguenziali.  
In seno alla società Fo.Re. Turriaco presieduta da Corrado Clementin e che vede David Travani operare come responsabile del settore giovanile, è stata costituita una squadra femminile. 
Ad introdurci, in questo singolare microcosmo, l’allenatrice, Alessandra Lui. Come è nata questa bellissima idea e quale obiettivo vi ponete per il futuro?
"E' stata l'idea di un nostro ex responsabile che ha fatto partire il progetto della squadra femminile.  E' da tempo che la Federazione cerca di promuovere il settore femminile che rispetto ad altre realtà europee è in Italia attualmente poco  rappresentato. Nella stagione precedente avevamo tesserato già tre bambine, una nei primi calci con me, la seconda nei pulcini, mentre la terza è passata poi all'Udinese".

Ci racconti qualcosa di Lei e, visto che è così coinvolta, ha mica un passato da calciatrice?
"In realtà avevo lavorato sempre con squadrette maschili ma mi sono detta: sono una donna, mi piace il calcio e non sono l'unica . Perché non dovrebbe piacere anche alle bambine se glielo proponiamo? Su di me non credo ci sia molto da dire, tranne che il mio curriculum è abbastanza diverso dal solito: mi chiamo Alessandra, sono un medico, amo da sempre lo sport e i bambini (tanto che, se non medicina, avrei scelto l'Isef, l'attuale scienze motorie). La mia passione per il calcio è nata da bambina, giocando in cortile e guardando le partite con mio padre, ex calciatore, gran tifoso dell'Inter e del club locale. Ho praticato diversi sport, tutti a livello amatoriale. Mi sono riavvicinata al calcio quando mio figlio a  10 anni ha deciso che non voleva più giocare a basket e che voleva cambiare sport. Confesso che non ero per niente contenta. E invece mi sono trovata in bell'ambiente (per la felicità di mio figlio), con persone competenti e una bella visione dello sport, cui ho aderito ben presto con entusiasmo. Prima ho lavorato sul campo, poi è arrivato il corso da istruttore Coni Figc. Sono state queste persone a propormi l'avventura e ancora dentro di me le ringrazio".

E del calcio in generale e di quello femminile qual è il suo pensiero?
"Sono convinta che l'attività fisica sia molto importante per i bambini: costruisce il corpo ma anche la mente. E' gioco ma anche sacrificio, è coraggio ma anche pazienza e spirito di collaborazione. Gli schemi motori di base sono comuni a tutti gli sport, e costituiscono la base dell'allenamento dei bambini; più esperienze motorie diverse fai fare loro, più il loro bagaglio psicomotorio finale sarà ricco e ben integrato. Il calcio in particolare è uno sport immediato, semplice ed istintivo (primitivo, direbbe Gianni Brera). Ha il sapore dei giochi antichi e permette al bambino di oggi (bambino digitale) di fare un'esperienza simile al gioco da cortile, all'aria aperta, di correre sull'erba e sentirne l'odore, di sopportare il freddo, di rotolare nelle pozzanghere, giocare sotto la pioggia. Sono esperienze insostituibili e diventate preziose per la loro formazione perché sempre più rare. Da donna parlo alle donne, alle mamme: il calcio vi sembra uno sport rude, maschio per eccellenza, non adatto alle tipiche caratteristiche femminili come grazia, dolcezza ed eleganza. E perché non coltivare anche nelle femmine il coraggio, la grinta, la voglia di combattere? Si può essere femminili anche cercando di esprimere forza e potenza, astuzia e prontezza. Non le faremo diventare dei maschiacci: al torneo delle regioni ho visto bellissime calciatrici, con trecce curate e capelli nel vento."

Cosa l’ha spinta ad accettare questa sfida, che in sé pare grande e una sorta di piccola rivoluzione nel mondo del calcio bisiaco?
"Ho deciso cosi di partecipare al progetto:  insieme a  me c’è Claudio Zearo, allenatore dei pulcini di esperienza e grande umanità; inoltre si è unita al progetto Fiorenza Vescovi, ex giocatrice e grande appassionata di calcio femminile. Da non dimenticare poi il prezioso apporto del nostro responsabile David Travani, che ci dà un sostegno notevole e la presente pazienza del nostro presidente".

Qual è il numero di attuali partecipanti?
"Abbiamo tesserato sette bambine per la stagione in corso e speriamo che altre ne verranno".

Caratteristiche della sua squadra?
"Lavoriamo con un gruppo misto di 22 pulcini (maschi e femmine ), con 2 squadre iscritte al torneo dei pulcini provinciali, una delle quali, quella che io seguo, prevalentemente femminile. Abbiamo pensato che, dato che fino  ai 10 anni di età non ci sono differenze rilevanti nello sviluppo psicofisico di maschi e femmine, era meglio allenarli insieme. Penso sia un bene: in questo caso  le differenze arricchiscono, non separano. La nostra attenzione va ad ogni bambino, che cerchiamo di seguire con le sue peculiarità.  Le femmine hanno più destrezza, senso del ritmo, coordinazione. Imparano in fretta, prestano di solito più attenzione. I maschi sono più fisici,  hanno più  resistenza nella corsa e alla fatica, non hanno paura del contrasto. Gli uni imparano dagli altri in uno scambio che a me sembra molto efficace."

Un gran lavoro, indubbiamente, che lascerà il segno. Vuole aggiungere dell’altro su questo interessante quanto originale progetto giovanile?
"Siamo in costante contatto con i club maggiori perché le bambine dopo i 12 anni devono poter continuare la loro attività senza interruzioni (cosiddetto buco agonistico), in un continuum rilassato e senza scossoni. Vogliamo proporci come centro di raccolta e di stimolo allo sviluppo del calcio femminile. Siamo una piccola società, che si basa sul lavoro appassionato di tutti noi e non mancano le difficoltà. Devo riconoscere a tale proposito che il merito va anche a un gran bel gruppo di genitori, il cui aiuto è determinante: ci sostengono e ci aiutano concretamente, con rispetto per la nostra attività. L'atmosfera familiare, l'ambiente sereno e l'allegria fanno il resto".

Per concludere: che idea ha del calcio professionistico?
"Per quanto riguarda il calcio professionistico non so che dire, io mi occupo di calcio giovanile: voglio condividere però con voi uno dei miei manifesti, la lettera di Baggio ai giovani di qualche tempo fa “Coltiviamo la passione e la gioia, alleniamoci e alleniamoli a non avere paura di sbagliare, curiamo l'autostima, creiamo il sogno. Ma non illudiamoli: i sogni non si avverano da soli, bisogna metterci anche la disciplina e il sacrificio. Questo gli italiani di un volta lo sapevano".

Pugaccio

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  Scritto da La Redazione il 09/01/2018
 

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