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Edizione provinciale di Pordenone


PORDENONE - Colucci sul banco degli imputati. Lovisa lo blinda

Il brutto 0 – 0 contro il Fano mette sotto accusa il tecnico. Squadra irriconoscibile e prevedibile. Cosa succede?. Buratto (105 presenze) e Pellegrini verso il Fano


Sono in molti a chiedersi come sia possibile una involuzione così evidente nel gioco del Pordenone. Dalla platea di San Siro alla deludente e anonima partita contro il fanalino di coda Fano, che ha portato inevitabilmente sul banco degli imputati Leonardo Colucci e il suo staff. A distanza di un mese dalla scivolata contro il Santarcangelo e alla luce delle aspettative create dal mercato di riparazione con gli innesti eccellenti di ben quattro top players, c’erano tutte le speranze di vedere un ramarro arrembante, pronto ad assalire la preda e farne un sol boccone. Niente di tutto questo: squadra piatta, occasioni irrilevanti e molta confusione, contornata da una serie di errori tecnici spesso imbarazzanti. Premessa; Colucci è un instancabile lavoratore, passa ore sul campo ed è attaccato al suo mestiere, vive il calcio come una missione, è una persona credibile e sincera. Ma se, dopo un mese di pausa, la squadra torna in campo e non riesce a far paura all’ultima classifica e anzi, risulta involuta rispetto all’inizio della stagione, vuol dire che qualcosa non va dal punto di vista dei meccanismi tecnico-tattici.
Dai 90’ minuti di sabato pomeriggio si possono intravedere diverse chiavi di lettura. Il ritmo gara non è da squadra di rango, per sorprendere gli avversari è basilare velocizzare la manovra, cosa già nei minimi termini da novembre ad oggi. Il 4-3-3 messo in campo non ha prodotto gli effetti desiderati rendendo sterile la manovra offensiva, lasciata il più delle volte alla fantasia degli interpreti. Con questi capi d’accusa diventa complicato sostenere la candidatura del tecnico pugliese, ma a placare la piazza ci ha pensato Mauro Lovisa, confermando il tecnico già nel dopo gara e dandogli in mano la squadra fino al termine della stagione.
A questo punto viene da chiedersi quali siano allora i mali che attanagliano il ramarro, giocatori in calo, spremuti eccessivamente per rincorrere il sogno Coppa Italia? Scelte di mercato non adatte? Stanchezza mentale? Problema fisico?. Forse tutte assieme danno la risposta. Il problema è che il campionato non da il tempo per trovare la risposta. La discesa in classifica è stata veritginosa a tal punto che ad oggi i neroverdi sarebbero dentro i playoff per un soffio, anche se devono recuperare la gara con il Sudtirol, sono lontani dai riflettori delle piazze importanti che si ipotizzavano tempo addietro.
Quello che stona, al di là della classifica, sono i segnali negativi. Squadra che non vince in campionato dal 24 novembre (3-2 al Vicenza), non segna da tre gare e da 310 minuti ( ultimo gol il 2 dicembre segnato da Martignago a San Benedetto del Tronto), ha messo assieme due punti nelle ultime 4 gare.
Di questo passo la tanta pubblicizzata risalita diventa sempre più ardua e gaurdando oltre, cioè  alla post season, diventa difficile pensare ad un Pordenone candidato a guadagnare l’unico posto per salire in Serie B. Tanto che per farlo sarà necessario vincere in trasferta e qui i neroverdi non sono propriamente in una stagione prolifica. Lontano da casa in 9 gare, i ramarri hanno vinto due volte, pareggiato cinque volte e perso due gare. Sei i gol fatti e sei i subiti. Soltanto Fano, Teramo e Gubbio hanno fatto peggio, tre squadre che occupano posizioni di bassa classifica.
C’e da augurarsi che Lovisa ci abbia visto giusto confermando Colucci e sappia dare alla squadra quella grinta che lo ha contraddistinto in carriera.
Nel frattempo lasciano Pordenone direzione Fano il centrocampista Matteo Buratto e il difensore Eros Pellegrini, ormai a margine della rosa e con sempre meno appeal con Colucci. Particolarmente significativa la cessione del centrocampista veneto. Buratto era rimasto come un l’ultimo baluardo che testimoniava la scalata del club neroverde dalla serie D, vinta nel 2014, ai vertici della Lega Pro, ora serie C. Ma in questa stagione, con Colucci, si è ricavato davvero poco spazio. L’arrivo di Zamamrini e Bombagi, poi, ha permesso di emettere la sentenza definitiva. Lascia le rive del Noncello con 105 presenze e 10 reti.
Diversa la storia di Pellegrini. Con la valigia in mano già in estate, svoutate dopo la cesseione-lampo di Boniotti, terzino destro rientrato a luglio dal Brescia, aveva bloccato tutto. Così si è ritrovato di nuovo prigioniero del suo ruolo da panchinaro. Poche presenze anche nella stagione in corso, una crescita mai completata e infine la cessione.

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  Scritto da Gianpaolo Leonardi il 22/01/2018
 

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