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Edizione provinciale di Udine


IL PERSONAGGIO - Orlando: "Sono pronto a tornare"

Dopo 39 anni consecutivi spesi sui campi, l’”eroe” della salvezza dell’Udinese nello spareggio di Bologna (correva l’anno 1993) è rimasto ai margini del calcio. Dimostrando, però, buon talento da opinionista. “Di nuovo in panchina ? Mi sono già arrivate alcune proposte, deciderò a fine stagione. Anche se la televisione…I dilettanti ? Vorrei più professionalità da parte dei ragazzi e dirigenti meno presuntuosi…”


Due scudetti con Milan e Juventus, un titolo Europeo Under 21, ma è la salvezza ottenuta con l’Udinese nel giugno 1993 a Bologna (chi non ricorda la parabola dalla bandierina che si infila, quasi con un ghigno disegnato sul cuoio, alle spalle di Cusin?, ndr) il top della carriera. Spesa dapprima come giocatore, successivamente nel doppio ruolo allenatore - giocatore e infine in qualità di tecnico. Ma nella vita arriva sempre un momento di stacco, di bilancio, di ripensamento.  E di nuove, inattese, opportunità. Cosi, all’ alba dei suoi primi 48 anni, anche Alessandro Orlando è ad un crocevia. Di sensazioni e valutazioni. Con una nuova direzione da imboccare.

Al palo, dopo 39 stagioni consecutive di attività. Come va?
“Mi sono abituato subito anche se, inizialmente, è stata una forzatura: ma poi ho scelto io. Perché, rotto con Sangiorgina, ho deciso di non accettare altre proposte”.

Ma perché è finita con il club cremisi?
“Dovete chiederlo a loro. Era di venerdi, mi sono incontrato con il vice presidente Bogoni e con il dirigente Rollo: abbiamo parlato della squadra, dell’inizio della preparazione e di altre cose. Qualche giorno dopo, non ricordo bene se il martedi o mercoledi invece, mi richiama Bogoni, dicendomi che non rientravo più nei piani".

Ed è arrivata quasi subito la proposta di Telefriuli.
“Mi sono incontrato casualmente con Ezio Maria Cosoli che mi ha prospettato una nuova opportunità e questo ruolo di “commentatore leader”. Mi piace parecchio, mi sto divertendo molto, anche perchè sono attorniato da gente in gamba e competente".

E’ la prima volta ?
“No. Anni fa, ho contribuito, assieme a Mattia Pertoldi (collega del “Messaggero Veneto”, ndr), ad una trasmissione riguardante il calcio dilettanti sulle frequenze di Video Regione”.

Com’è giudicare ex colleghi?
“Avendo frequentato tantissimo i campi, non è difficile capire cosa passa per la testa, le conseguenze di un atteggiamento o di una prestazione. Chiaramente, rispetto ai miei tempi è cambiato tanto: e, anche per quanto riguarda l’Udinese, la mia impressione generale è che si avverte parecchio la mancanza dei giocatori “locali”, legati alla maglia…Diciamo, comunque, che all’inizio ragionavo da calciatore, ora riesco a viverla un attimo più distaccato”.

Qualche fulgido esempio passato non manca…
“Mi vengono in mente Calori, Dell’Anno, Bertotto. Ma anche con Balbo e Sensini era molto semplice entrare in sintonia. E pensare che l’Udinese era la classica provinciale, non certo quella che ha disputato in più occasioni le coppe europee e gode dell’attuale popolarità”.

Perché il settore giovanile non sforna più gente buona per la prima squadra?
“Non voglio discutere il modo di pensare, fa filosofia della società. Anche perché, per diversi anni, ha funzionato, pagato bene…E quasi tutti hanno invidiato la politica dei Pozzo. Spiace, però, ad esempio, che non si guardi ai dilettanti, che non si faccia attenzione a quello che accade attorno, nel giro di pochi chilometri. La rappresentativa juniores che vince il Torneo delle Regioni, per esempio, dovrebbe generare qualche interesse…”.

Dobbiamo accontentarci dei portieri. Scuffet e Meret non sono poca roba, comunque.
“Sono curioso di verificare la maniera nella quale saranno gestiti. Già il trattamento del primo mi lascia perplesso, in quanto credo gli siano state addossate colpe non totalmente sue. Adesso vedremo cosa accadrà con Meret…”.

Più profondamente: qual è la ragione di una crisi che dura da almeno quattro stagioni consecutive?
“A Udine ha sempre pagato la programmazione, la fiducia in allenatori e staff tecnici: cosi si è arrivati a sfidare il Barcellona, non scordiamocelo…Adesso c’è pure lo stadio muovo: un gioiello che, fatte naturalmente le debite proporzioni, mette l’Udinese sullo stesso piano della Juventus. Roma e Milan, per portare un paio di esempi eclatanti, mica ce l’hanno….

Gli ultimi eventi, quindi, ti lasciano ancor più perplesso
“Assolutamente. Credo che, sotto sotto, ci siano cose più grandi di noi, che non verranno mai alla luce. Come forse è giusto che sia”

Dicono manchi il capo. E’ sempre a Londra…
“La lontananza di Gino Pozzo incide sicuramente. E al proposito faccio un esempio. Il mio arrivo al Milan coincise con lo sbarco di Berlusconi in politica: gente come Maldini e Costacurta, due colonne dello spogliatoio, abituati a vederlo girare spesso e volentieri per Milanello, avvertirono eccome la sua minore… presenza. Ai miei tempi, se capitava di pareggiare in casa uno scontro diretto, Giampaolo Pozzo “spaccava” i muri dello spogliatoio. Evidentemente gli interessi ora sono altrove”.

Forse bisognerebbe spiegarlo con chiarezza ai tifosi. I quali, peraltro, cosi “tonti” non sono.
“Restano una componente fondamentale, ma credo che, a volte, abbiano pretese eccessive per una realtà come quella bianconera. Quando sei stato in alto in classifica ti abitui bene, ma non scordiamoci che quello attuale è il campionato consecutivo in serie A numero 23… ”.

Perché pochi ex trovano spazio e ruolo nel club a carriera finita ? Di Natale è un esempio rumoroso.
“Non è facile trovare una riposta. Prima di tutto, però, vanno valutati interesse e obbiettivo del giocatore. Maldini ad esempio, pretendeva il ruolo di Galliani: mica facile…Poi, però, ci sono anche i Cinello e i Miano che hanno preferito, magari con un ruolo defilato, rimanere qui”.

Torniamo a te: pronto a rientrare?
“Ho già ricevuto alcune proposte: mi hanno fatto piacere. Le ho declinate, ma non certo per paura di subentrare, quanto perchè avevo deciso di prendermi il classico anno sabbatico".

Il futuro? Panchina o tv?
“Ho scoperto che fare televisione mi piace, mi diverte, e  potrebbe influire sicuramente sulla decisione. Adesso è presto, valuterò con serenità più avanti. Categoria ? No, devo solo essere convinto. Devo ritrovare stimoli e motivazioni da allenatore”.

Cosa manca al calcio dilettanti?
“Mi piacerebbe riscontrare una maggiore professionalità e più amore da parte dei ragazzi. Dirigenti? Li vorrei meno presuntuosi e più appassionati, per tanti è il calcio è solo desiderio e motivo di visibilità".

La soddisfazione più grande di questi primi 40 anni di calcio?
“La salvezza conquistata nel 1993 con l’Udinese: ma non tanto per il famoso gol di Bologna. Quanto perchè, giocando 30 partite, mi sono veramente sentito protagonista".

Roberto Zanitti


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  Scritto da La Redazione il 12/04/2018
 

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