I PROTAGONISTI - La vocazione di Matteo Perin
L'attenzione al calcio femminile arriva da lontano per l'attuale allenatore dell'Udinese in rosa. "Bisogna essere dei buoni psicologici per gestire venti donne"
Assomiglia ad una vocazione quella di Matteo Perin, tecnico dell’Asd Udine femminile, seguace di Spalletti. Non solo perché questa non è la prima parentesi nel mondo del calcio rosa, essendo già stato il preparatore atletico della Primavera della Graphistudio Pordenone e il tecnico del Pasiano femminile, ma perché la sua attenzioni verso le donne, calciatrici in questo caso, parte da lontano.
“Mi sono Laureato in Scienze Motorie a Gemona nell’Anno Accademico 2008/09 con una tesi dal titolo 'Donne e Sport in Italia'. In esergo ho citato Mariel Margaret Hamm, attaccante statunitense ritenuta la migliore calciatrice della storia, vincitrice di due Fifa World Player e presente nella Fifa 100, la lista dei migliori 125 calciatori di tutti i tempi. Disse alla consegna di tale premio: “La persona che ha detto “Vincere non è tutto!”, non ha mai vinto niente!”. Nella tesi non invento nulla, ma ho avuto il merito di riunire varie correnti di pensiero. Emerge che la donna ha il 20/30 per cento in meno di forza dell’uomo e quindi ad un occhio inesperto il calcio femminile sembra più lento. La donna ha meno stacco, è meno rapida e potente, ha meno resistenza. In base a questi fattori, come si fa invece già nel basket e nella pallavolo, dove il canestro e le reti sono più basse, si potrebbe pensare di ridimensionare le misure del campo e delle porte, per rendere maggiormente spettacolare le loro prestazioni. Inoltre, sull’esempio della Juventus, si potrebbe affiancare ai club professionisti non solo un vivaio femminile, ma anche una prima squadra, con conseguente maggiore visibilità del mondo rosa. Va ricordato che quando la Juve quest’anno si è scontrata contro il Tavagnacco al Friuli, sono arrivate più di duemila persone, segno che, se promosso, anche il calcio rosa può attrarre. Non solo, questa potrebbe essere una grande pubblicità per avvicinare molte ragazze al gioco del calcio. Certo, l’azione va affiancata da un intervento dal basso, ovvero aumentare le ore dedicate all’educazione fisica e promuovere la pratica calcistica anche tra le donne. Da questo punto di vista, però, vanno superati innanzitutto i pregiudizi che contraddistinguono la nostra nazione, dove il calcio sembrerebbe una prerogativa maschile. In Francia, nazione più liberale della nostra, dove la donna si è maggiormente affrancata da certi stereotipi, il calcio femminile ha un’importanza rilevante, perché inoltre parte del premio per la vittoria dei Mondiali del 1998, sono stati destinati dalla Nazionale francese alle colleghe donne. Ma è solo questo. In Italia non esiste il professionismo calcistico femminile. Da questo punto di vista dobbiamo ancora crescere molto. Il prossimo anno ci sarà la riforma dei campionati, con un’unica Serie A e una Serie B a 12 squadre, quindi un’Interregionale, una Serie C e una Serie D. Per le squadre militanti nei due campionati maggiori si parla di trasferte a raggio nazionale, con una lievitazioni di costi enorme. Ricordo che le mie ragazze non ricevono un rimborso spese e pagano di tasca propria per giocare. Sono sempre presenti agli allenamenti e da questo punto di vista possono dare una lezione ai colleghi uomini”.
Ricordiamo che Perin ha avuto anche due parentesi lusinghiere nel maschile, come secondo nell’Azzanese di Mascarin, in Eccellenza, e vincendo il campionato e la Coppa provincia con il Brugnera. La sua Udinese è quarta nel campionato di Serie C, dove il Bassano non dovrebbe avere difficoltà a vincere.
L’Asd Udinese femminile e mister Perin. Matteo continua: "Ho un gruppo di ragazze forti con delle ottime giovanissime promesse come la Molinaro, la Dimaggio e la Spollero. Quelle provenienti da un settore giovanile maschile hanno acquisto la sana aggressività e competitività degli uomini, mentre le altre sono meno smaliziate. L’obiettivo rimane il terzo posto, quanto al prossimo anno la mia permanenza dipenderà molto dalla politica dell’Udinese Calcio Spa, che per ora ha affiliato il settore giovanile femminile, escludendo la Prima Squadra, che di fatto è un’altra società. La realtà maschile e quella femminile dovrebbero convivere, se non altro perché entrambi i movimenti potrebbero trarre vantaggi reciproci e crescere insieme. Un esempio virtuoso è dato dal Futuro Giovani di Prata di Pordenone.”
Prima di lasciarci, Matteo ci ricorda l’eccezionalità della sua missione, sottolineando che in uno spogliatoio femminile, ecco, bisogna usare moderazione, prudenza, ascolto verbale e gestuale, quindi equilibrio, “perché le donne non solo tendono a creare dei sottogruppi, ma anche, a differenza degli uomini, sono capaci di ricordarti un’uscita maldestra anche dopo mesi.”
Un po’ come accade a casa. Anche per questo motivo gli uomini sono restii a condividere il loro regno calcistico?
LG
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