Per chi giocherà Pippo Fabbro? E' una delle domande più in voga in un'Eccellenza dove mai come in questa stagione i bomber e i riferimenti avanzati di sicura affidabilità appaiono pochi e sono di conseguenza particolarmente ricercati. Persi protagonisti di primo piano (si pensi a Gregorutti, Nardi, Verrillo, eccetera, eccetera), con un Della Bianca che sembra pronto per trasferirsi al Portogruaro (Lumignacco permettendo...), e con parecchi giovani assai interessanti ma ancora alle prese con l'apprendistato (Carlevaris, Nicoloso e via elencando), ecco che un Filippo Fabbro in squadra possa fare la differenza. Talché, sull'attaccante hanno puntato i riflettori diversi club, dal Brian al Flaibano, dalla Manzanese alla Gemonese, dal Lumignacco alla Pro Gorizia. 
E il diretto interessato che cosa racconta? "Che nessuna decisione è ancora maturata, la scintilla può scoccare domani come tra un mese, cerco stimoli, ambiente, progetto, la giusta miscela. Ora sto ascoltando, il calcio per anni e anni è stato la mia ragion di vita, ora chiaramente è cambiato qualcosa, ma resto motivato e con la voglia di fare, di combattere, di divertirmi". 
L'attaccante è reduce da una stagione tosta e contrastata... "Strana, diciamo strana. Quando un'annata comincia in un certo modo poi è complicato raddrizzarla. Una cosa posso dirla: sono ancora dispiaciuto per come è terminata la mia avventura al Cjarlins Muzane, dispiaciuto perché pensavo che avrei chiuso la carriera lì, perché quella arancio-celeste è la maglia che ho sentito di più nella mia carriera e, francamente, non mi aspettavo un finale del genere. Ce l'ho messa tutta, ho dato tutto me stesso, con i miei pregi e i miei difetti: il mio è rammarico, è dispiacere, ma la vita va avanti e anche nel calcio bisogna doverosamente guardare avanti". 
Il divorzio con il Cjarlins, la retrocessione patita con la Liventina al termine del secondo spezzone di campionato: "Alla Liventina mi sono trovato bene a livello di ambiente, di squadra, una squadra composta da ragazzi che lavoravano e giocavano, e questo alla fine credo abbia fatto la differenza rispetto alle nostre rivali. La serie D, del resto, non perdona... Peccato, perché i valori, le qualità c'erano, ma appunto, quando le cose si mettono male poi sono molto difficili da ribaltare. Se mi guardo indietro devo ammettere che le mie stagioni da calciatore sono state o tribolate oppure bellissime, ma mai banali o insipide". 
E la prossima? 

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