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Edizione provinciale di Udine


L'INTERVISTA - Midolini: "Marin? Una scommessa"

Alla vigilia della sua quarta stagione da presidente, il numero uno del Torviscosa si confessa. ”Abbiamo scelto un allenatore che vive per il calcio e sa di essere ad una possibile svolta della propria carriera”. Due ricette per migliorare il “balon” nostrano: ”Sosta invernale più lunga e meno fuori quota”. E sul prossimo campionato: “Brian e San Luigi le favorite, noi i guastafeste”. I colleghi: “Il mio riferimento ideale è Vincenzo Zanutta”

Non sarà presidente in eterno. Ma quando terminerà il mandato (“Tra due anni, il 30 giugno 2020, passerò la mano”, è la promessa solenne) vorrà lasciare in eredità un Torviscosa ancor più solido e strutturato. E, magari, con un’altra coppetta da lucidare…Sandro Midolini, classe 1957, attuale “capo” del club, si concede a 360 gradi.

Sono trascorsi quasi tre anni da quel settembre 2015…
“Ogni anno è stata un’esperienza nuova, diversa - confessa – nel calcio, come nella vita, tutto si crea e tutto si distrugge. Ho sempre cercato di dare il massimo, con la mentalità aziendalista che mi contraddistingue. Perché allenatori, giocatori e dirigenti passano, ma il club resta. E dev’essere pronto a reagire, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Come è arrivato al mondo del pallone?
“Casualmente: tutto è cominciato regalando al Torviscosa, attraverso la nostra azienda, un furgone. Poi ho ricoperto per dieci anni la carica di “vicepresidente ombra”. Ed eccomi qui, nel ruolo di primo dirigente”.

Che giocatore era Sandro Midolini?
“Un portiere, non cosi bravo. Poi ho praticato tanto basket: vista l’altezza, all’epoca giocavo da pivot o da post. Ma non lo seguo. Ora, oltre al pallone, mi prende la bicicletta”.

In tre anni avete avvicendato quattro allenatori…
“Carpin apparteneva alla precedente gestione:  l’abbiamo tenuto e supportato sino a che è stato possibile. Zamaro ha un carattere particolare, è un po’ “orso”, però sa il fatto suo e rimane uno di famiglia. Gli era sfuggita la situazione, ora l’abbiamo richiamato per guidare la juniores: una collocazione che ritengo per lui ideale. Vittore? Un martello. Ci aveva chiesto un organico per puntare alla serie D: non potevamo garantirglielo. Ma i rapporti restano ottimi”.

Ed ecco spuntare Marin. Una scelta a sorpresa.
“Era già sul taccuino per il dopo Zamaro, ma allora abbiamo preferito affidarci all’esperienza di Vittore. Non si trattava dell’unica opzione: sono stati sondati a lungo, ad esempio, Bortolussi più altri due o tre candidati. Sappiamo che in molti lo aspettano al varco, ma Gianluca è uno che vive per il calcio, conosce l’ambiente, è venuto spesso alle nostre partite. Ha impostato di un gran lavoro e sarà sorretto da motivazioni notevoli, perchè questa può essere la svolta della carriera. E per noi si tratta di una bella scommessa”.

Quali sono le ambizioni del Torviscosa, allora?
“Premesso che a tutti piace vincere, di serie D non parlo. Speriamo, invece, di rimanere il più in alto possibile nella zona di sinistra della classifica e portare a casa questa benedetta Coppa Italia. Anche perchè sarebbe la prima del Torviscosa in Eccellenza”.

Dopo quattro stagioni ritornano i play - off.
“Non condivido: finiranno per “scannarci”. Piuttosto vedrei bene una spalmatura dei campionati. Ma mi dicono che, per direttive dall’alto, sia impossibile”.

Cos’altro cambierebbe del calcio regionale attuale?
“Credo sia maturo il momento di programmare una sosta invernale più lunga. E poi si poteva davvero mandare in campo gli juniores al lunedi”.

Un provvedimento da adottare subito?
“Diminuire i fuori quota. Anche se, negli ultimi anni, con i vari Del Piccolo, Facca, Pertoldi e Fiorenzo, i migliori credo fossero proprio i nostri. Finiscono per rovinare il mercato e si presentano già con il procuratore…”.

Tra i dirigenti, gira e rigira, sempre le stesse facce.
“Innanzitutto bisogna ringraziare coloro che, da anni, lavorano in silenzio, senza gratificazioni. Al tempo stesso vedo che altri frequentano il nostro ambiente con altri scopi: sono soltanto a caccia di convenienza e visibilità. Bisognerebbe rinnovare, sono d’accordo: e la Figc, magari, potrebbe proporre qualche corso. Poi, però, quelli attualmente in carica, magari non hanno neppure voglia di passare la mano ed insegnare il mestiere…”.

Il rapporto con le istituzioni locali?
“Caratterizzato da alti e bassi. In una realtà di tremila abitanti operiamo con un settore giovanile 100 tesserati: forse potremmo pretendere una maggiore attenzione. A cominciare dal “Tonello”, dove esistono spazi cosi ampi da poter pensare e realizzare un migliore sfruttamento dell’impianto. Il sindaco Roberto Fasan è un amico nostro e dello sport: ci conto…”.

I rapporti con gli altri presidenti?
“Normali. Ho apprezzato l’iniziativa della cena di Natale ideata da Ermes Canciani, ma il mio collega ideale rimane Vincenzo Zanutta. Sarà perché coltiviamo pure rapporti di lavoro ma, oltre che essere una persona di successo, è un uomo d’onore: una parola e una stretta di mano, con lui, sono sacre”.

Tita Pittini le suggerisce qualcosa?
“E’ mio cognato. Con lui parlo poco di calcio ma tengo in considerazione, come peraltro quelli di altre persone che mi circondano, i suoi pensieri. Alla fine, però, a decidere sono io”.

Un giocatore che non ha espresso ancora tutto il suo potenziale?
“Corvaglia è sempre stato un mio pallino: come si dice, fa la differenza. O meglio, potrebbe farla. Se testa e piedi andassero sempre d’accordo”.

Un giocatore che è un mezzo rimpianto?
“Buso è un ottimo portiere ed è stato un nome importante nella storia del Torviscosa. Ma negli ultimi due anni non ha reso al massimo delle sue grandi possibilità”.

Mi suggerisce la favorita dell’Eccellenza 2018/2019 ?
“Un paio: Brian e San Luigi. Non vedo, invece, il Lumignacco. Noi? Ci piacerebbe recitare il ruolo dei guastafeste…”.

Roberto Zanitti

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  Scritto da La Redazione il 11/08/2018
 

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