Non è un super esperto. Magari lo diventerà. Ma ha avuto la capacità e l’intelligenza di iniziare il proprio mandato circondandosi di uomini che ne sanno. Il Tolmezzo che verrà sembra, perciò, essere proprio in buone mani. Quelle di Michele Ianich, imprenditore locale e nuovo presidente del Tolmezzo: subentra, dopo 12 stagioni, al mitico Claudio Lo Muscio.

“L’obbiettivo principale è quello che sta a cuore un po’ a tutti: vogliamo potenziare il settore giovanile - annuncia il primo dirigente, fresco di “corona” – per noi operare nel sociale costituisce, innanzitutto, un dovere. Perché lo sport, oltre alla scuola, aiuta i ragazzi ad affrontare le sfide future”.

Oltre al nucleo degli allenatori, avete portato a casa altri personaggi di rilievo.
“Per elevare la qualità e migliorare la mentalità ci siamo affidati a gente del calibro di Gianfranco Cinello, Andrea D’Urso e Massimo Quaglia. Elementi di spessore, sia tecnico che umano: valori aggiunti e persone, assieme alle quali cercheremo di creare si i giocatori ma, soprattutto, gli uomini del futuro”.

C’era già stato il calcio, nella vita di Ianich? Con quel cognome…
“Forse sarò  pure parente alla lontana del grande Franco, non so…Ho giochicchiato, in passato, però niente di importante. Quando, poi, mio figlio si è iscritto al Tolmezzo sono entrato nel giro, ho conosciuto la dirigenza ed eccomi qua. Altri sport praticati? Tanti altri, in particolare quelli a livello aerobico”.

Il settore giovanile, siamo d’accordo. Ma la prima squadra? In passato frequentò anche la D…
“Piano. Mister Veritti dice che dobbiamo fare meglio dello scorso campionato ? Perfetto: è necessario, innanzitutto, consolidarci. Credo comunque che l’Eccellenza possa essere una categoria giusta per una piazza come la nostra. Un obbiettivo da raggiungere nel giro di due campionati. Ma senza ossessioni”.

Quanto durerà l’era Ianich al Tolmezzo?
“Intanto fatemi cominciare. Direi però che, per lavorare bene e realizzare quello che abbiamo in programma, abbiamo bisogno di almeno quattro - cinque anni. Con l’aiuto di tutti: ragazzi, dirigenti, genitori, allenatori. Poi vedremo. Di certo, non sono uno che rimane incollato alla sedia…”. (rozan)

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