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Edizione provinciale di Udine


IL PERSONAGGIO - Alex Osso Armellino: mi gira la testa

La sfida del futsal nell'Udine City di Pittini. Ed è già scoppiato l'amore... "Calcio a 5 necessario a livello giovanile per insegnare i fondamentali come succede in Brasile e Spagna. Il campionato di serie B? Tosto, ma la nostra squadra vale di più della salvezza nuda e cruda"

E' già amore tra Alessandro Osso Armellino e il calcio a 5. Un amore che fa anche soffrire, che regala delusioni, oltre che emozioni. Un amore che è una sfida prima di tutto con sé stessi. Perché a 32 anni e rotti non è semplice abbracciare qualcosa di diverso, di molto diverso dal calcio classico, a 11. E farlo, per di più, in un contesto impegnativo come quello della B nazionale, contro avversari di qualità, che conoscono tutti i trucchi della disciplina e possiedono automatismi oliati. 
Eppure, l'amore è amore e Alessandro è ben contento di essersi fatto accalappiare dal vulcanico Tita Pittini, condottiero dell'Udine City. E, del resto, quando Pittini si mette in testa una cosa, fermarlo è praticamente impossibile. Il napoleonico tecnico, nell'assemblare e rivoluzionare la sua creatura giunta al salto in B, ha compiuto una mossa geniale, miscelando i pretoriani con qualche innesto dall'affidabilità garantita più una bella dose di scommesse: un Tomasino tra i pali da riconquistare al calcio giocato di qualità, e qualche elemento di classe cristallina da riconverire al calcio a 5. E qui, insieme a Chtoui (già protagonista), ecco entrare in ballo Alessandro Osso Armellino, con una funzione aggiuntiva e, potremmo dire, promozionale: un uomo conosciuto, un punto di riferimento del balon friulano e regionale, che si cimenta nel futsal, un mondo che ha un gran bisogno di riflettori accesi e nuove energie per rinvigorire il movimento, afflitto da numeri esigui eppur tenace nel suo resistere e nel suo voler crescere. 

A qualche mese dall'inizio di questa avventura abbiamo dunque raccolto l'Alessandro Osso Armellino-pensiero: "Si, è vero, mi sono innamorato del calcio a 5, che è una disciplina molto bella, ma assai diversa dal calcio a 11. Li unisce il pallone, però le differenze sono tante e rilevanti; io lo chiamerei calcio-basket, e lo consiglierei ai giovani". 
E, qui, il cronista e Alessandro concordano: il calcio a 5 dovrebbe far parte abbondante e continuata di qualunque settore giovanile calcistico essendo in grado di costruire i fondamentali degli aspiranti calciatori. Dribbling, rapidità di pensiero-azione, capacità di difendere, di tenere alta la concentrazione, intensità, tiro... sono tutte abilità che il futsal produce all'ennesima potenza. Insomma, ai nostri giovani, ai ragazzini, dovrebbe esser dato il modo di praticare il calcio a 5 e quello a 11, e offerta all'interno delle stesse società la possibilità di passare da uno all'altro, anche più volte in una stessa carriera.
Ricorda Osso Armellino come "in Brasile e Spagna i Messi, i Ronaldihno e compagnia bella siano tutti passati dal calcio a 5". L'argomento è ineccepibile, le conseguenze d'azione evidenti. E' un po' quello che si predica nel ciclismo dove i campioni su strada arrivano dalla pista, dalla mountain bike, dal ciclocross. In Italia troppo spesso si difendono i confini del proprio orticello, facendosi guidare dalla paura di perdere il ragazzino promettente, più che di metterlo in condizione di crescere a tutto tondo praticando più discipline. Per farlo oltre che una mentalità diversa, più aperta, servirebbero strutture, club maggiormente solidi, una Federcalcio meno ottusa e burocratizzata...

Ma torniamo ad Alessandro Osso Armellino e al suo amore: "All'inizio mi girava la testa per la velocità nella quale tutto si svolge; e ancora adesso mi gira la testa, ci vorrà del tempo per adeguarsi a qualcosa di radicalmente diverso rispetto a quello a cui ero abituato. L'intensità è spaventosa, l'impatto col calcio a 5 è stato traumatico, e anche ora mi arrabbio se gioco solo qualche minuto. Intensità, velocità, prima ancora del pensiero e poi del corpo, movimenti, concentrazione, e poi il saper marcare, difendere, oltre ad attaccare... Mi sto impegnando perché mi piace, perché ci credo, perché ho la fortuna di far parte di un bellissimo gruppo e di lavorare con una staff straordinario. Su Pittini si potrebbe scrivere un libro, se sono qua è merito suo; con Mattiussi e Barile il lavoro è incredibile, il martedì sull'uno contro uno, il mercoledì sulla forza... e via proseguendo e cercando di non lasciare nulla al caso. Stiamo affrontando un campionato tostissimo, la serie B mi ricorda i tempi dell'Udinese quando giravo per mezza Italia, qui parliamo solo di Triveneto ma sfidare queste realtà dà grosse motivazioni e ti costringe a dare il massimo".    

In un contesto così sfidante e nel quale Osso deve farsi le ossa, Alessandro sta cercando di trasmettere le sue esperienze e di contribuire a un ambiente, l'Udine City, speciale: "Cosa manca? Forse quel clima di festa del dopo partita a cui nel calcio a 11 ero abituato. Lo stare insieme "dopo" mi manca e lo considero importante anche per forgiare ulteriormente un gruppo che è comunque già molto compatto. Il campionato? La squadra ha cambiato molto, è normale che ci voglia del tempo per riuscire a esprimere il nostro potenziale. In Coppa eravamo andati alla grande, la batosta col Pordenone ha lasciato il segno, direi anche in positivo, ora con le ultime vittorie abbiamo dimostrato di essere di categoria: l'obiettivo della salvezza nuda e cruda, forse, ci sta stretto, pur se è ovvio che non bisogna dare nulla per scontato". 

Insomma, la scommessa di Tita Pittini sta dando i suoi frutti e, probabilmente, ha aperto una via importante. Alessandro Osso Armellino non era completamente a digiuno di calcio a 5: "Col Cus Udine abbiamo vinto 3 campionati universitari, però di strada sotto i ponti ne è passata da quei tempi. Ora mi aspetto di migliorare di settimana in settimana, con l'obiettivo di dare un contributo via via crescente al City. Spero inoltre che il movimento regionale cresca e che il calcio a 5 possa ritagliarsi una parte significativa dell'attività giovanile".
E la chiacchierata si conclude ricordando Silvano Pravisano, il grande maestro di calcio (e non solo...), con il chiodo dei "fondamentali": "All'Assosangiorgina in inverno ci allenavamo in palestra e, pur essendo un club piccolo, siamo arrivati a essere tra i migliori in regione, tanto da rivaleggiare con Donatello e Sacilese" torna indietro negli anni Alessandro. 
C'è un filo, insomma, che unisce Pravisani e Pittini, il calcio a 11 e quello a 5, il calcio di una volta e quello che guarda al futuro. Soprattutto, questo è amore. 

https://i.imgur.com/ubhUU5L.jpg

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  Scritto da La Redazione il 22/11/2019
 

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