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Edizione provinciale di Pordenone


IL LUTTO - Se n'è andato Ezio Vendrame. E' stato diverso da tutti

E' mancato a 72 anni per un male incurabile il poeta del calcio. Friulano di Casarsa, ha giocato con Udinese (nelle giovanili), Spal, Vicenza, Napoli, e Padova. Era e resterà indimenticabile


E' mancato a 72 anni a causa di una male incurabile l'inimitabile Ezio Vendrame, friulano di Casarsa della Delizia. E' stato, Ezio (che ora va a raggiungere in paradiso Pierpaolo Pasolini), un personaggio unico nel mondo del calcio: estroso, controcorrente, genuino, talentuosissimo, donnaiolo, di una sportività assoluta, resterà per tanti aficionados del cuoio un punto di riferimento che va ben oltre i risultati ottenuti nella sua carriera di calciatore (e di tecnico poi). 
Nato nel 1947 in una famiglia povera, all'età di sei anni, pur non essendo orfano, viene spedito in orfanotrofio. Si accasa nelle giovanili dell'Udinese, nel 1967 passa alla Spal in serie A, ma resta confinato in panchina. Seguono stagioni in categorie inferiori, militando con TorresSiena e Rovereto. Nel 1971 rieccolo in serie A, ma da protagonista, nelle fila della Lanerossi Vicenza. Nel 1974 arriva il trasferimento al Napoli, però l'allenatore Luis Vinicio, che lo aveva fortemente voluto, lo confina in panchina dopo appena tre partite. 
Dirà addio al Napoli al termine di quella stagione per accasarsi al Padova in serie C, e con i biancoscudati resterà per tre campionati collezionando 57 gettoni di presenza e 8 reti. Infine regalerà magie all'Audace, al Pordenone (1978-'79) e al Casarsa, chiudendo il suo percorso nel calcio giocato nel 1981. 
Da allenatore Ezio Vendrame ha lavorato nei settori giovanili di PordenoneVenezia e Sanvitese
Qualche episodio (tratto da un ispirato articolo di Luigi Benedetto su Nonsolocontro) rende bene l'unicità della mezzala friulana: ultima giornata del campionato di serie C 1976 - 1977. Si gioca Padova - Cremonese. Ai lombardi manca un punto per salire in B. Si accordano con il Padova per un tranquillo pareggio. Lui si adegua. Ma dopo venti minuti capisce che il pubblico ha intuito che quella sarà una partita scialba, in cui non succederà nulla. Inizia ad annoiarsi. Allora Vendrame prende la palla a metà campo, si mette a scartare i suoi compagni, arriva davanti alla sua porta, finge di tirare. Il portiere si tuffa. Lui accompagna la palla verso la linea di porta. Poi si ferma e la lascia lì.
Sempre con la maglia del Padova, nel corso di un partita casalinga vede tra il pubblico un grande amico, il cantautore livornese Piero Ciampi. Vendrame ferma l’azione, prende il pallone in mano e lo saluta. È il suo modo di rendere omaggio a quello che considera il più grande poeta italiano.
Vendrame non sputa in campo. Non smoccola. Non sono cose che si possono fare davanti ad un pubblico, secondo lui. Quindi, se deve soffiarsi il naso, si avvicina alla bandierina del calcio d’angolo e usa quella. Lo fa anche anche prima di un Padova - Udinese decisivo per la promozione dei bianconeri. Anche in questo caso si tratta di un incontro “addomesticato”. A quei tempi si guadagnano 22mila lire a punto. Un emissario friulano gli promette 7 milioni per disputare una partita scadente. Lui accetta: «Ho giocato male tante volte, e l’ho sempre fatto gratis». Ma quando scende sul campo i suoi ex tifosi lo sommergono di insulti. Lui non la prende bene, e manda mentalmente a quel paese i 7 milioni. Il Padova, alla fine, si impone 3-2. Vendrame realizza una doppietta. Il secondo gol merita di essere raccontato: deve battere un calcio d’angolo. Si soffia il naso nella bandierina. Ad ampi gesti avvisa il pubblico ostile che vuole metterla dentro direttamente dal corner. Tira. Fa gol.

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(Nella foto in copertina la squadra degli Allievi della Sanvitese, allenata da Ezio Vendrame, nella stagione 2000-2001)  

 

 

https://i.imgur.com/gBxUI1n.jpg

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  Scritto da La Redazione il 04/04/2020
 

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