IL PERSONAGGIO - Puddu, una scelta di cuore
All’apice della carriera (26 anni oggi, auguri!), l’attaccante reduce dalla biennale esperienza alla Pro Cervignano, è tornato a Remanzacco. “Decisione frutto di una riflessione profonda, oltre al calcio ci sono altri valori. Il sogno ? Consolidarci come società per allestire una grande Aurora, richiamando tutti i ragazzi del paese che ora giocano altrove: saremmo fortissimi…”
Alcuni giocano e “cantano” con i piedi. Ma spesso sono le teste, quelle come la sua, a fare la differenza. Soprattutto quando sei al bivio di una sterzata di vita niente affatto semplice. Emanuele “Manu” Puddu - 26 anni oggi, auguri! - è uno di questi: non solo un bravo giocatore di football, ma un ragazzo a modo, dolce, elegante e profondo. Di conseguenza, non deve stupire il ritorno al paesello, dopo la biennale esperienza alla Pro Cervignano. Sarà infatti ancora l’Aurora di Remanzacco la sua Itaca, dopo la prima volta (cinque campionati consecutivi) e nonostante le numerose proposte alternative. Che però non hanno fatto vacillare minimamente le sue convinzioni. E poi esiste una sorta di debito morale che…beh, se vi va, leggete l’intervista.
Allora Emanuele, in molti si saranno chiesti che “razza” di decisione hai preso.
“E’ stata una scelta non scontata - spiega l’attaccante - ma, durante l’ultimo periodo particolarmente delicato, sono venute a mancare delle cose basilari come vedere un genitore, un fratello, un amico. Ho ragionato che il calcio non può essere al primo posto e che ci sono altri valori importanti. Perciò lo voglio vivere in maniera genuina, dando importanza alle cose vere. All’affetto per il paese, per la società, considerato anche che mio padre fa parte del direttivo e per tutta la famiglia che magari avrà più occasioni per venire a vedermi giocare".
Non sarà comunque stato semplice declinare le proposte dei tuoi parecchi estimatori.
“Effettivamente sono arrivate diverse chiamate: da Eccellenza, Promozione e Prima. Da parte di club blasonati, con voglia di vincere e che mi hanno fatto vacillare un attimo. Ma dentro la mia testa più passava il tempo e più c’era l’Aurora. Contemporaneamente, cresceva la voglia di aiutare la società a crescere".
Non è che ti sei pure sentito in debito? Due anni fa il presidente contava su di te, Lodolo e Visentini per salvare la categoria (impresa peraltro riuscita, ndr). E invece, salutaste tutti…
“Con Simone De Rosa ho sempre conservato un buonissimo rapporto. Ma, all’epoca, io desideravo una nuova esperienza: e ringrazio la Pro Cervignano per l’opportunità offertami di vincere campionato e Supercoppa ritrovando, nel contempo, quell’Eccellenza che avevo già frequentato da fuori quota. Appena accennato alla possibilità di tornare, però, il presidente mi ha marcato stretto e convinto: anche se non ce n’era bisogno, visto che siamo pure amici di famiglia. Non mi pento della scelta, cosi come rispetto quelle dei miei compagni e amici di sposare altre cause".
Un bilancio del biennio cervignanese?
“La prima stagione è andata molto bene: non me l’aspettavo neppure io, visto che ho realizzato il massimo di reti in carriera (18 gol campionato più 3 in Coppa, ndr). Ho trovato un organico già attrezzato, all’interno del quale è stato facile inserirmi: alla fine abbiamo centrato due obbiettivi. L’anno successivo ho incontrato difficoltà di natura fisica all’impatto con la nuova categoria ed era cambiato parte dello staff: cosi non ho ingranato io e nemmeno la squadra. Creavamo poco, le occasioni arrivavano con il contagocce e, per una punta come il sottoscritto bisognoso di servizi in area, non era il massimo. Ma come ho già detto, non ho alcun rimpianto".
Facciamo luce sulla vicenda Tortolo? “O noi o lui”, pare abbia ruggito un branco di giocatori.
“E’ una vicenda che ha lasciato spiazzati un po’ tutti. Per quanto mi riguarda, ho parlato con il presidente: ci siamo detti solo parole di stima. Per me vale quello. Sono sincero: con Tortolo, il secondo anno, non ho avuto un grandissimo rapporto: probabilmente perchè lui non mi vedeva nel nuovo contesto dell’Eccellenza. Io naturalmente pensavo di poter essere più utile alla causa, ma ormai è andata cosi. Su di me e sul mio amico Nardella metto infine le mani sul fuoco: nessuno di noi due è andato dal presidente a chiedere la testa del mister. Non so chi l’abbia fatto e non mi interessa: ormai è acqua passata. Ci siamo lasciati bene e, alla fine, è di calcio che parliamo…”.
Il futuro dell’Aurora?
“Fosse terminata l’ultima stagione, avrebbe avuto grossi problemi a salvarsi. Naturalmente l’ ho seguita e si vedeva che mancava qualcosa. Una punta, ad esempio: perciò, eccomi qua a dare una mano. Serviva un portiere da affiancare a Cudicini e abbiamo preso Bovolon. E’ arrivato Cossa, un difensore che conosce la categoria, c’è il gradito ritorno di Fasano e la grande riconferma di Bivi, elemento di Promozione. Proviamo ad impostare una stagione tranquilla e a salvarci senza soffrire, vivendo il calcio con il sorriso, andando contenti all’allenamento perchè c’è un bel gruppo: perché quello che c’è in giro è amareggiante. Fermo restando che in campo si va sempre per vincere".
Nel 2022 l’Aurora festeggerà il primo secolo di vita.
“Sarebbe bellissimo, in occasione del centenario, ritornare in massa, noi giocatori nati a Remanzacco, a difendere i colori del paese. Ne parliamo spesso, perchè siamo anche molto amici. I due Puddu, i due Nardella, Lodolo, Visentini, Passon e altri: quanto sarebbe bello giocare assieme. E ci pensate, che squadrone?”.
Ma siamo cosi sicuri di ripartire?
“Seguo con piacere mio fratello Lorenzo a Torviscosa: si pensava che tanti club in serie D non si iscrivessero e invece…In giro, inoltre, si sente parlare di rimborsi importanti: e io che credevo si tornasse a giocare per la birra al chiosco...Ho bene in mente la data del 13 settembre, prima gara di Coppa: mi auguro perciò di essere in tensione la notte del 12…Significherebbe tornare alla normalità, una cosa non da poco".
Hai soltanto 26 e anni: la vita riserva di tutto, ma l’Aurora - bis potrebbe pure non essere la tua ultima stazione.
“In Eccellenza credo di poterci stare: magari non sono un top player ma, in un contesto giusto, potrei giocarmi le mie carte. Se sono tornato a Remanzacco, però, non è certo per un anno sabbatico, ma per restarci e contribuire a qualcosa di importante. Bisognerebbe riuscire a coinvolgere maggiormente il paese, l’amministrazione comunale, magari uno sponsor consistente. Crescendo e consolidandoci come società. Se ce la faremo, tra qualche anno potremo anche pensare di costruire una grande squadra. Perché dove c’è un club solido i giocatori, soprattutto quelli del paese, vengono molto più volentieri. Io, intanto, getto il sasso…” (r.z,)