UDINE CITY - C'è una scommessa in...serbo: Ljuskic
Viene dal calcio a undici, dopo un percorso iniziato all’Assosangiorgina e proseguito all’Udinese e al Lumignacco, il diciottenne nato in Friuli, ma dalla doppia nazionalità. Può diventare il jolly della formazione cittadina. “Una scelta ponderata, la mia: decisiva la presenza di Alessandro Barile. Goranovic ? Mi dice di stare calmo…”. Pittini: “Lo inseguivo da un paio d’ anni, credo in lui, ma dovrà sudarsi il posto”
L’estate sta finendo. Ma non la capacità di sorprendere dell’Udine City. Che ha completato un organico già estremamente stuzzicante con una trasfusione di giovane sangue serbo. L’ultima scommessa di Tita Pittini si chiama, infatti, Aleksa Ljuskic, 18 anni computi lo scorso maggio. Famiglia originaria di Ribare, 150 chilometri a sud di Belgrado, è nato comunque a Udine: tifoso del Partizan, aspirante ragioniere, cerca divertimento e successo nel pianeta pallone: d’ora in poi nel futsal. Arriva in prestito dall’Udinese calcio.
“Ho iniziato a giocare all’età di 4 anni, all’Assosangiorgina dei fratelli Buttazzi - spiega Ljuskic - poi sono passato all’Udinese, dove ho trascorso sette stagioni, allenato da tre tecnici: Pisano, De Biaggio ed Ametrano. E’ stato un bel periodo, ho accumulato esperienza e imparato tanto. L’ultimo anno l’ho vissuto a Lumignacco: le cose non sono andate benissimo, ma ho comunque collezionato una ventina di presenze in Eccellenza, segnando pure un gol.”
La scelta di passare a cinque?
“Ponderata. Mi è sempre piaciuto, avevo già giocato alcuni tornei. Mi avevano cercato anche altri club ma, quando ho saputo che all’Udine City opera un personaggio dalle grandi qualità come Alessandro Barile, non ho più avuto dubbi. Il resto l’ha fatto mister Pittini, uno che ha la capacità di convincere chiunque".
Sul campo grande hai recitato da difensore centrale, esterno basso e mezzala. Adesso?
“Il ruolo è ancora in fase di definizione. Mi piacerebbe giocare da “ultimo”, vedremo".
Prime impressioni del nuovo ambiente?
“Eccellente. E comunque sono uno che non ha problemi ad inserirsi. Non vedo l’ora di iniziare il campionato".
Consigli dal “totem” Goranovic?
“E’ un esempio per tutti, non solo per me. Mi dice di mantenere la calma, di non fare scelte frettolose: parliamo molto nella nostra lingua. Il resto lo imparo guardandolo".
Obiettivi di stagione?
“Per quanto riguarda la squadra, arrivare almeno ai play - off. Personalmente, crescere e migliorare ogni giorno. Le opportunità non mancheranno, visto che giocherò anche con l’Under 19”.
Di passaggio nel fustal o per restarci?
“Sono convinto della scelta fatta e non credo di fare marcia indietro. Anche se, nella vita, mai dire mai”.
Rapporti con il virus?
“Bisogna conviverci. Con le giuste attenzioni".
Domanda finale scivolosa: dovessi scegliere tra la nazionale italiana o serba?
“Sono nato e cresciuto in Italia, ma giocherei per la Serbia, senza alcun dubbio".
“Kappa (il nomignolo affibbiatogli, ndr) è un ragazzo che mi ha sempre intrigato, tanto che lo inseguivo da almeno un paio d’anni - confessa Tita Pittini - e, come spesso mi capita, ho raggiunto l’obbiettivo. Intravedo in lui grandi potenzialità: in particolare un’ottima tecnica e una notevole cattiveria agonistica. E’ però necessario che rimanga umile: mai come quest’anno abbiamo una rosa competitiva, il posto dovrà conquistarselo.”
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