LE RINUNCE - Trivignano e Ruda, le ragioni del no
I presidenti delle due società spiegano le motivazioni dei rispettivi “rifiuti” a partecipare alla Coppa Regione. Menarbin: “Mancano le regole minime per cominciare. Ma il timore è anche per il lavoro.” Ulian: ”Situazione ferma a mesi fa, protocollo inalterato. Il rischio è iniziare e fermarsi…”
Ruda e Trivignano non parteciperanno ai rispettivi gironi di Coppa Regione. La doppia sottrazione è naturalmente legata al protocollo sanitario anti Covid - 19. Abbiamo raccolto le motivazioni dei due primi dirigenti.
“Essendo stato in quarantena sino a giovedi della settimana scorsa non posso pensare di iniziare una competizione ufficiale, dopo una sola settimana di allenamenti e sette mesi di stop - spiega il presidente del Trivignano, Matteo Menarbin - la rinuncia è anche dettata dal fatto che non esistono le regole minime e chiare per cominciare una competizione, qualsiasi essa sia. C’è poi quello che prevede il dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria in caso di contatto diretto con una persona positiva: ovvero, anche in occasione di tampone negativo, la quarantena di 14 giorni per tutti. Per noi, la prima volta, è toccato a 17 ragazzi, due allenatori e un dirigente…E un altro mio problema è questo: la difficoltà a convincere i ragazzi a ricominciare. Tutti hanno infatti il timore che si ripeta quanto già accaduto: tornare, cioè, in quarantena. E che questo abbia poi ripercussioni ed incida sul lavoro. Siamo dilettanti, non dimentichiamocelo".
La situazione è ferma a mesi fa - aggiunge il presidente del Ruda, Michele Ulian - perché, il famoso protocollo delle 41 pagine definito impraticabile mi pare sia ancora vigente, privo di alcuna semplificazione e sintesi. Prendiamo il discorso in caso di positività: il rischio di fermarsi due settimane esisterà sempre. Di conseguenza, abbiamo anche rallentato la preparazione e sospeso per qualche giorno l’attività fisica. Una scelta condivisa con allenatore, dirigenti ed alcuni giocatori. Rinunciamo cosi alla Coppa per la prima volta, sperando che qualcosa venga modificato a livello normativo. Si sperava che tutte queste discussioni avessero un seguito, ma i dubbi restano tutti. Pare che debba passare un messaggio: iniziamo con le regole di un mese fa. Ma allora tutti quanti erano dubbiosi. Per la Federazione non è facile, lo sappiamo, ma qui si parla tanto e in direzioni diverse: qualcuno non si pone nemmeno il problema, mentre altri sostengono che dobbiamo ricominciare senza darsi, però, risposte. Partiamo lo stesso ? Forse si poteva aspettare. O iniziamo a giocare senza regole chiare? Il rischio vero è iniziare e fermarsi. Personalmente avrei atteso le scuole, non possiamo dare il segnale che il calcio viene prima…”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA