IL PERSONAGGIO - Narduzzi, un presidente è... per sempre
Da sessant’anni nel calcio: nove come vice e 51 da primo dirigente del Caporiacco, unico amore calcistico. “Ne ho viste tante: Martini miglior presidente, ma anche Canciani sta facendo bene. Il campo di proprietà ? E’ del paese. Acquistai il terreno per 170 lire al metro quadro…”
Sessant’anni di calcio e dentro il calcio. E se Narduzzi è il Caporiacco, il Caporiacco è Narduzzi. All’anagrafe Severino Carlo. Sono già sessant’anni d’ amore, incondizionato e reciproco. Una storia bellissima: il capitolo più esaltante l’ascesa in Promozione, con Gabriele Pecile in panchina. Adesso è Terza Categoria, il girone degli ultimi ma, non per questo, meno dignitosi. “Estorcere” un’intervista ad un uomo tutto d’un pezzo, che nemmeno il destino ha piegato - è sopravvissuto, nel dicembre 2004, ad un bruttissimo incidente stradale - e che ha sempre privilegiato i fatti alle parole, è un’impresa titanica: noi, comunque, ci abbiamo provato.
“Ho fatto nove campionati da vice e, al momento, sono ben 51 da presidente - ricorda Narduzzi con il giusto orgoglio - in tutto sessant’anni, volati via velocemente. Al Caporiacco ho dato tanto ma, a livello umano, anche ricevuto.”
Ricevuto come il premio “alla carriera” assegnatole sabato scorso a Lignano Sabbiadoro dalla Figc.
“Scusate l’immodestia, ma non è il primo: ricordo infatti quello che mi consegnò il grande Artemio Franchi a Roma. Ringrazio, comunque, per il pensiero".
Una dedica speciale?
“Non può che essere per la mia famiglia, che mi ha sempre seguito e spalleggiato".
Presidente, ma quante bistecche hanno divorato in questo mezzo secolo abbondante i suoi giocatori?
“Non solo, mettiamoci pure le pastasciutte…A casa ho addirittura una stanza riservata alla squadra: chi viene ad indossare la nostra maglia, sa che questo è il trattamento".
E il campo di proprietà? Mica roba di tutti.
“Acquistai il terreno per 170 lire al metro quadro e, quando fu il momento, lo allargammo a tempo di record. A me piace dire che sia del paese…E non passa giorno che io non faccia una verifica all’impianto".
Nella sua carriera non si è fatto mancare nulla, nemmeno il maledetto virus.
“Avevamo giocato soltanto una partita, poi è stato giusto fermarsi: vedremo se e quando riprenderanno quei riti che ci mancano tanto. Abbiamo allestito una squadra giovane, era l’unica strada. Perchè qui spese pazze non se ne fanno più: ho già speso tanto in passato. E mio figlio Roberto (il vulcanico direttore sportivo, ndr) lo sa bene".
Lei ha visto “transitare” tutti i presidenti regionali. Una classifica?
“Difficile. Però, a parte Diego Meroi, che ha fatto storia a sé (34 anni al vertice, ndr), credo che Mario Martini sia stato il migliore. Ma anche Canciani ha fatto e farà bene". (r.z.)
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