UDINESE - Quarant'anni fa lo scudetto Primavera
Era l’11 giugno 1981 e i giovani bianconeri, battendo la Roma in gare di andata e ritorno, si laureavano campioni d’Italia. Il ricordo di Mauro Ermacora: “Squadra principalmente friulana, composta da giocatori e persone splendide. Spiace tanto per Loris Dominissini, uno che aveva fiato da vendere e non mollava mai. Io avevo chiesto di andare in prestito e, alla fine, totalizzai 26 presenze. Marcando anche un certo Roberto Mancini…”
Un anniversario ammantato di tristezza. Perché, proprio nei giorni che riportano alla mente la storica conquista dello scudetto da parte dell’Udinese Primavera, ci ha lasciato uno di quegli splendidi ragazzi, Loris Dominissini. Del laterale tutto grinta e corsa (davvero toccante il ricordo al termine della cerimonia funebre tenutasi proprio ieri nel Duomo di Udine, ndr) e di quella spettacolare impresa di 40 anni orsono, ecco le fedeli testimonianze di Mauro Ermacora (dopo la parentesi bianconera: Orcenico Sanvitese di Vittorio Fioretti, la Manzanese del quarto posto in serie D, Lignano, Percoto, la Pasianese Passons di mister Gianfranco Casarsa e Gigi Comuzzi ds, San Vito al Torre e Virtus Corno sino al ritiro del 1995, ndr): uno dei protagonisti magari non cosi reclamizzati ma che, alla fine, contribuì eccome al raggiungimento del titolo.
“Ai quei tempi la Primavera dell’Udinese era un collettivo marcatamente friulano - racconta Ermacora - basti citare i vari De Agostini, Miano, Cinello, Trombetta, Papais, Cossaro, Macuglia, il povero Loris, Furlani, Rigonat, Zamparutti, Masolini, il sottoscritto. La società effettuò un investimento davvero notevole, trapiantando alcuni prospetti veneti come Gerolin e Borin: intervento che diede i suoi frutti".
Ricordi della doppia finale con la Roma ?
“All’andata, il 7 giugno al “Friuli”, venne aperta solo la tribuna ma, a vederci, arrivarono 10mila persone. Con Ferrari e Tumburus entrambi in panchina, vincemmo 2 - 0 grazie alle reti di Trombetta e Koetting, unico “straniero” visto che era di Ivrea. Durante quella partita, dopo nemmeno un quarto d’ora, si infortunò Maritozzi: mi riscaldai sotto la Curva Nord praticamente fino alla fine. Rischiando di…prendere fuoco. Feci infatti il mio ingresso soltanto negli ultimi due minuti…”
Al ritorno, invece…
“Era l’11 giugno e si giocava alle “Tre Fontane”: subimmo una rete e poi non superammo più la metà campo. Ma non perchè fossimo inferiori: se solo i compagni (Mauro soffrì in panchina, ndr) si azzardavano ad andare dall’altra parte, dagli spalti pioveva di tutto. Affrontavamo gente del calibro di Tancredi, Righetti, Sorbi, Faccini: alla fine, però, la portammo a casa".
Festeggiamenti speciali?
“Al ritorno “Da Brando”, in Piazzale Cella. Dove andavamo a consumare i pasti tra impegni scolastici e allenamenti. Ci aspettarono amici e parenti: bello, ma niente di clamoroso".
Ermacora rischiò però seriamente di non far parte di quel gruppo.
“Acquistato dal Natisone, vivevo la mia terza stagione in bianconero. All’epoca ero un difensore puro (successivamente si convertì ad una vita da mediano, ndr) e, pensando di non poter trovare spazio, chiesi di andare in prestito. Poi Gerolin e Macuglia furono aggregati alla prima squadra e Ferrari mi chiese di rimanere. Alla fine totalizzai 26 presenze…”.
Durante il campionato ti furono affidati clienti parecchio scomodi da marcare.
“Qualche nome? Galderisi, Tovalieri e un certo Mancini. Si proprio lui, l’attuale ct azzurro. Non era altissimo, ma in possesso di un ‘impressionate elevazione a due piedi. Anche se, in quel Bologna, c’era un altro attaccante potenzialmente più forte, che però non ha fatto la carriera pronosticata: si chiamava Marco Macina".
Loris Dominissini era uno di voi. Uno vero.
“Eravamo spesso compagni di camera. In campo faceva più chilometri di tutti, aveva una capacità anaerobica impressionante e non mollava mai. Pensare che ci ha lasciato proprio a causa di complicazioni polmonari…Non riesco a rassegnarmi. Ricordo la sua eleganza nel vestire e la Renault 5 color caffelatte che teneva pulitissima e con la quale mi accompagnava regolarmente dal “Moretti” alla stazione dopo ogni allenamento. Una grande perdita per tutti” (r.z.).
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