LA LETTERA - Parla la "vecchia guardia" del Lavarian Mortean...
Il gruppo storico della Prima squadra biancazzurra spiega i motivi del suo agire: "Ultimatum necessario per salvare una Società senza valori e senza futuro"
In merito alla situazione venutasi a creare a fine 2021 al Lavarian Mortean, di cui abbiamo dato conto in un articolo uscito due giorni fa su Friuligol, il gruppo di giocatori allontanato dalla società desidera, com'è giusto che sia, far conoscere le motivazioni alla base del suo agire e lo fa attraverso questa lettera a noi indirizzata, lettera che integralmente qui di seguito pubblichiamo.
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La “Vecchia Guardia” non è una banale etichetta che identifica un gruppo di calciatori esperti e con trascorsi longevi nelle fila di una Società. Definisce bensì un gruppo di persone - spesso ma non per forza calciatori - che si fanno peso di rappresentarne i valori umani e sportivi, dentro e fuori dal campo. Della stessa Società ne sono memoria storica, portabandiera, sostenitori morali e, quando possibile, materiali.
La ribellione al LavarianMortean di cui si è già parlato in questo giornale, è l’atto finale e necessario della “Vecchia Guardia” nei confronti di uno scenario gradualmente divenuto mortificante. Non stiamo parlando di calciatori capricciosi ai confini della rosa ma di titolari fissi (capitano e vice in primis) e di elementi che hanno partecipato alla maggior parte delle gare finora disputate. Si discuta pure su contenuti e tempismo ma la sostanza è che, per la prima ed unica volta da tesserati, questo atto estremo si è reso assolutamente inevitabile ed urgente.
Non c’è dunque conflitto di interesse nel denunciare la grave miopia di una dirigenza incapace di consolidare un progetto sportivo che, da più di un decennio, metteva al centro la persona e la coerenza del gruppo squadra, nell’ottica di un costante miglioramento umano e sportivo. Chi vi è stato tesserato o chi conosce la “piazza”, ha ben chiaro il concetto. Ebbene, tutto questo è stato seppellito a discapito di un pragmatismo distorto e senza futuro. L’educazione e il rispetto che a tutti sono dovuti, pur non sempre corrisposti, ci impediscono di citare esempi raccapriccianti di cosa sia diventata, oggi, questa Società; o meglio, da chi sia rappresentata o guidata.
La buona posizione in classifica, senza specificare minimamente come questa è stata guadagnata (leggasi, giocate fortuite e trincea) è specchio per le allodole e fragile argomentazione di chi naviga a vista, aggrappato alla speranza che il vento sia sempre a favore, aspetto statisticamente rasente l’impossibile. La “Vecchia Guardia” ha da tempo capito che un progetto sportivo basato su un calcio arrangiato e una filosofia dirigenziale esclusivamente attenta al proprio orticello è il preludio del disastro, se non di oggi, di domani.
Chi ha vissuto il calcio dilettantistico o chi lo sta vivendo ora, sa perfettamente quanto lo spirito di appartenenza ad una Società e ad uno “spogliatoio” convertano gli sforzi e i sacrifici quotidiani in ingredienti necessari al raggiungimento della propria soddisfazione sportiva e, non da meno, a quella dei propri compagni. Se non si crea questa condizione, le persone si allontanano (o vorrebbero farlo, salvo intimidazioni di lunghe soste fino ai 25 anni…), o vengono cacciate o rimangono per motivi facili da immaginare.
Non vi è azienda al mondo, di qualunque settore, livello o fatturato che possa sostenersi con un turnover costante di personale, con dirigenti usa-e-getta che pensano ai propri piccoli affari e guidata da presidenti mal consigliati che preferiscono curare il sintomo (la già citata Ribellione) piuttosto che estirpare il problema primordiale che l’ha generato.