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Edizione provinciale di Udine


VI DICO LA MIA - Dareste un pugno a un segnale stradale?

L'arbitro non va mai minacciato, spintonato, aggredito verbalmente e fisicamente. Per comportamenti del genere non possono esistere attenuanti...

 

(Tempo di lettura: 5 minuti)

Sabato scorso avrei dovuto scrivere la cronaca di una gara di calcio dilettanti fra le tante in programma nella nostra regione quando, alla mezz’ora circa del secondo tempo, è successo quello che non avrei mai voluto commentare: l’arbitro che manda tutti negli spogliatoi anzitempo perché aggredito verbalmente e fisicamente da un giocatore in campo che era stato espulso per somma di ammonizioni! Non desidero tornare su chi siano stati i protagonisti, le motivazioni che hanno portato a tutto ciò o le discussioni sulle eventuali attenuanti. Sgombriamo subito il campo da qualsiasi equivoco, malinteso o fraintendimento: non esistono attenuanti
Per praticare sport e competere bisogna sottostare alle regole che al momento della sottoscrizione del tesseramento si ritengono note, accettate e condivise. Ebbene tra queste regole c’è quella che dice, per esempio, che bisogna giocare con un pallone rotondo e non cubico e c’è anche quella che dice che l’arbitro deve applicare il regolamento ufficiale. Mai e poi mai va minacciato, né spintonato, né tanto meno aggredito fisicamente!

Mi è stato riferito che l’autore materiale del misfatto ad una televisione privata locale piuttosto seguita ha chiesto scusa a tutti ma nel contempo ha affermato che è stato "minacciato" dall’arbitro a più riprese durante tutta la partita. Mentre stavo chiacchierando con un mio amico appartenente al nostro microcosmo sportivo, lui ha così commentato: “Minacciato? Molto verosimilmente lo avrà richiamato a comportarsi in campo in maniera adeguata altrimenti lo avrebbe espulso”. In pratica è come se, circolando in auto, ci sentissimo offesi dai cartelli stradali che indicano il limite di velocità di 50km orari in un qualsiasi centro abitato. E sì, perché la norma la conosciamo bene ma vederla scritta sul cartello stradale… meglio abbattere palo e segnale! 

La questione è che, come spesso accade, sono sempre gli altri a sbagliare. Negli ultimi anni, la violenza contro gli arbitri negli sport è diventata sempre più frequente e preoccupante, ha assunto i contorni di un problema globale ma è particolarmente diffusa soprattutto e specialmente in alcuni sport come il calcio, il basket e l’hockey su ghiaccio dove gli arbitri sono spesso considerati responsabili di decisioni che possono influenzare il risultato della partita e i tifosi e gli allenatori manifestano davvero molta passione ed emotività spesso eccessive riguardo ai loro sport preferiti.

Ma cosa si può fare per prevenire la violenza in particolare contro gli arbitri? Educare per prevenire, politiche disciplinari severe, leggi nazionali e misure di sicurezza per gli arbitri stessi. Io, per esempio, adotterei dei protocolli standard senza deroghe di sorta. Quando accadono questi eventi non lascerei ai protagonisti alcuna discrezionalità. Mi spiego meglio. Io, arbitro colpito da un pugno o sfiorato da uno schiaffo, o spintonato, o graffiato se anche solo toccato dovrò recarmi in ogni caso presso il pronto soccorso più vicino e da lì si aprirà poi in automatico un procedimento.

Educare dicevo. Ebbene, in un mio precedente articolo avevo già affrontato l’argomento quando mi sono occupato dei meccanismi correlati all’inibizione, una delle funzioni cognitive da noi usate nel nostro vivere quotidiano. Essa, scrivevo, si configura come un modo in cui il nostro cervello corregge eventuali comportamenti. Poi però aggiungevo che si intravvede una buona notizia: l’inibizione può e anzi deve essere allenata fin da subito, in giovane età. Fateci caso, aggiungevo anche, i calciatori professionisti si provocano e si stuzzicano costantemente eppure quelli che giocano in squadre importanti sono di solito i migliori anche perché sono in grado di saper controllare i propri istinti. Se parliamo di bambini sarà molto efficace ripetere loro: “Fermati un momento, pensa a ciò che vuoi fare e quindi parti, ma prima rifletti”. Con il tempo l’attenzione a intraprendere nel modo corretto aumenterà incrementando nel bimbo di pari passo la piena padronanza della propria inibizione.

Concludendo, nonostante l’amarezza provata, bisogna pensare ed essere positivi. Bene ha fatto il nostro presidente Ermes Canciani a stigmatizzare nei termini e nei contenuti l’accaduto, esprimendo la sua massima solidarietà e vicinanza al giovane arbitro e a tutto il mondo arbitrale. Come si fa a non essere d’accordo.
Bene ha fatto anche Luigi Del Fabbro, presidente della società in cui milita il calciatore protagonista della vicenda, ad aver indirizzato formali scuse all’arbitro, alla classe arbitrale, ai dirigenti e ai suoi sportivi.

Indubbiamente l’eco del fattaccio è sembrato aver colto di sorpresa un po’ tutti. Io, testimone super partes al campo, ho davvero avvertito tra il pubblico presente una sorta di profonda amarezza mista a irritazione che, in un certo senso, mi ha perfino colto di sorpresa. Ne vediamo tante di brutte cose che mi sarei aspettato una sorta di assuefazione e invece così non è stato. Infatti, devo dire che forse questo aspetto rappresenta, a mio modesto modo di vedere, una delle poche note non negative dell’intera vicenda. Che se ne parli dunque e tanto, rigettando, lo ribadisco fermamente, qualsiasi attenuante.

Loris Garofalo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 14/03/2023
 

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