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Edizione provinciale di Udine


VI DICO LA MIA - Il silenzio non fa mai lo stesso rumore

Alcune riflessioni sul minuto di silenzio che sempre più frequentemente avvolge le genti di tutto il mondo, sportivi e non. Quale l’origine, chi fu il primo a proporlo ma soprattutto chi decide se accordarlo o meno e su quali basi

(Tempo di lettura: circa 7 minuti)

Il silenzio, già il silenzio. La vita è suono e movimento che però non avrebbe anima se non convivesse con la percezione del silenzio. Ma sarebbe assurdo affermare che nel ricercarlo come potrebbe fare, che so, l’asceta, l’alpinista, un qualsiasi nuotatore, il sub, o anche solo chi esce dalla città per passeggiare in campagna, si vada a cercare in quel silenzio la morte anziché il mistero o semplicemente un andare contro “il logorio della vita moderna” come recitava Ernesto Calindri negli anni ’60 in una delle più famose pubblicità della televisione. Non solamente dramma quindi.    

Cionondimeno il minuto di silenzio resta un rito luttuoso: si svolge per piangere persone morte e, come spesso succede, è in grado anche di portare con sé qualcosa di estremamente positivo: che dopo quel lunghissimo silenzio la vita ricominci, modificata, da migliorare; che la morte appena pianta, onorata, celebrata, serva a qualcosa, che non sia stata inutile.
È ben vero che quella pausa vuole riportarci tutti al ricordo del morto ma anche alla scoperta della comunità delle nostre vite, all’interno di noi, in silenzio. Vien da dire che chi lo inventò, perché, e lo vedremo subito, ci fu davvero qualcuno che per primo lo ideò, ebbene, questo qualcuno, a mio parere, portava in sé sia l’anima del poeta sia dell’uomo religioso.
Chi pensa a un tempo di silenzio per commemorare un lutto e chiede ad una collettività di sospendere ogni parola, io dico, che questo manifesti lo spirito originario della poesia, la salvezza dal buio, la memoria, la continuità della vita nei viventi e parli di religione, di un’appartenenza degli umani a una comunità che si interroga sull’esistenza di qualcosa sopra o oltre la morte. 

Ma quando e a chi venne per la prima volta questa idea? Il momento storico, drammatico, in cui nacque l’idea fu la fine della Prima guerra mondiale. L’8 maggio 1919 tal Edward George Honey, giornalista australiano che lavorava a Londra, scrisse una lettera al quotidiano English News proponendo una commemorazione adeguata del primo anniversario dell’armistizio, che poneva fine alla Grande Guerra e che era stato firmato l’11 novembre 1918. Allora, propose, dato che si trattava dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, che il tutto avrebbe potuto svolgersi alle ore 11 di quel giorno e quel mese. E proponeva cinque minuti soltanto di silenzio per la nazione a ricordo dei "Morti Gloriosi che conquistarono per noi la pace, per cercare dentro di noi nuova forza, speranza e fede nel doman"i. Proponeva che la “cerimonia” si fosse svolta non nelle chiese ma nelle strade, nelle case, nei teatri, “ovunque la vita pulsi, la vita venga sospesa”. Una vera cerimonia, dunque, un rito che consentiva a ogni uomo, credente o meno, di entrare in comunione con i morti per la patria, nel ricordo.
Grazie a una successiva proposta, re Giorgio V la rese operante, e l’11 novembre 1919 ebbe luogo. Cinque minuti parevano troppi, uno, troppo poco. Si scelse il tempo di due minuti. Lo condivisero tutti paesi del Commonwealth, a cui si aggiunsero altre nazioni tra cui Francia e Belgio. A noi oggi arriva soltanto un minuto e a me pare inutile cercare di capire il perché di questa scelta; il gesto, il momento è simbolico, questo è ciò che importa, non la disquisizione in merito alla sua quantificazione oraria. Una cosa è comunque assodata: il minuto di silenzio nasce, quindi, come risposta dell’uomo alle tragedie di una guerra.

Purtroppo più gli anni aumentano e più i minuti si accumulano! Andando in ordine sparso ecco impressi nella mia memoria alcuni minuti passati alla storia riservati ai morti al teatro Bataclan, a Falcone e Borsellino, all’assassinio del fratello del nostro Presidente Mattarella, ai recentissimi morti a causa del maltempo in Toscana, alle vittime del disastro aereo che recentemente ha colpito la squadra della Chapecoense riportandoci fatalmente alla memoria il dramma di Superga dove su quella collina si schiantò l’aereo che riportava a casa la gloriosa squadra del Grande Torino; e ancora, un minuto di silenzio prima di Venezia-Parma in segno di lutto per la tragedia di Mestre (ricordate il pullman precipitato in tangenziale dalla sopraelevata?), e in memoria delle vittime tragicamente scomparse in mare al largo di Lampedusa, e ai morti causati dal crollo del ponte Morandi, e un minuto di silenzio il 24 febbraio scorso per le vittime della guerra in Ucraina e chissà quanti altri ancora.
Il discorso fila via liscio, non vi pare? E invece no! Momenti così profondi e nobili rovinati per sempre. Napolitano fischiato: 7 club fra A e B multati per non avere rispettato il minuto di silenzio disposto dalla F.I.G.C. per la scomparsa di Giorgio Napolitano: € 5.000 per Empoli, Fiorentina, Hellas Verona, Lazio e Udinese, € 2.000 per Catanzaro e Como. Ma che dire dinanzi alla decisione dell’Uefa che non ha concesso il minuto di silenzio alla gara delle nazionali Under 21 che vedeva opposte Polonia e Israele? Un match certamente anche simbolico: il ritorno in campo dopo lo scoppio del conflitto tra Hamas e Israele. La reazione dei giocatori? Dopo il fischio d'inizio le due formazioni si sono fermate per un minuto, non si sono mosse, celebrando un loro minuto di raccoglimento in totale autonomia.

Se mi spaccio per un teorico della non violenza, al pari di Gandhi, semplicemente guardando quello che sta accadendo in quel territorio di proporzioni così ridotte che chiamano addirittura striscia, rischio di essere tacciato di antisemitismo! Ve lo ricordate il genocidio tra hutu e tutsi in Ruanda che causò circa un milione di morti? Correva l’anno 1994 e si ammazzarono a colpi di machete! Popoli retrogradi, selvaggi, il volto peggiore dell’uomo, strillavano tutti i giornali e le Tv e con loro il resto del mondo “civile”. Io già me li vedo, oggi, alcuni dei sopravvissuti a quei massacri, seduti insieme a guardare le news in televisione e a vedere come i popoli “civili e democratici” stanno massacrandosi a vicenda per reprimere i loro odi, certamente in maniera più tecnologicamente avanzata!
Chissà se ci saranno altri minuti di silenzio richiesti alla luce del fatto che il primo dedicato alla guerra israelo-palestinese è stato negato. A questo punto io una domanda ce l’avrei: “Chi decide e, soprattutto, in base a quale regolamento?”.

Per concludere, consentitemi di spendere due parole due in memoria della ragazza uccisa e gettata via giù in dirupo dalle parti di Barcis quasi non fosse neppure un essere umano. Anche noi con i nostri piccoli atleti dobbiamo sempre cercare di soffocare sul nascere la benché minima parola stonata che ogni tanto sentiamo loro pronunciare inconsapevolmente nei campi di calcio. E allora, organi sportivi, massima attenzione che su questo recentissimo caso della povera Giulia Cecchettin, Elodie è già arrivata prima di tutti! Infatti, la cantante romana, da sempre attenta a tematiche sensibili come quella della violenza sulle donne, ha voluto immediatamente rendere omaggio alla 22enne di Vigonovo chiedendo un minuto di silenzio prima del concerto tenutosi a Napoli.

Loris Garofalo

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 22/11/2023
 

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