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Edizione provinciale di Gorizia


L'OPINIONE - Il riflesso amaro della Nazionale

Il tracollo sportivo come specchio di un’Italia vecchia, chiusa e incapace di guardare avanti

La nazionale di calcio è lo specchio dell’Italia
Non è un paese per giovani e i risultati sono questi

La prestazione contro la Norvegia, vista da milioni di italiani, ha evidenziato tutti i limiti del nostro calcio. Dopo due mancate qualificazioni mondiali ed un’eliminazione agli Europei, la strada per il futuro è sempre più in salita.
Cercherò di fare un’analisi per punti, una riflessione che non tocca solo il calcio ma che si adatta anche ad altri ambiti; alla fine i conti dovrebbero tornare.

Il primo passo per risolvere un problema è quello di riconoscere ed accettare la sua esistenza; ignorarlo significa lasciarlo crescere e continuare il suo percorso.
Ed è quello che sta succedendo da anni nel calcio italiano, un calcio che è finito, senza testa né gambe, privo di contenuti, senza programmi ed obiettivi; un’industria che ha svuotato i valori sportivi per sostituirli con valori economici, sopravvalutata dagli italiani e oggi derisa dagli stranieri, e alla fine a pagarne le spese è lo sport nella sua essenza.

Di questo se ne sono accorti tutti, fuorché gli addetti ai lavori, che continuano a pontificare, esaltare e conservare un modello ormai fallimentare, un sistema che negli anni non ha saputo rinnovarsi di fronte al mondo che cambia; gli altri lo hanno fatto (Norvegia compresa), noi no.

Cambiamo discorso: un rapporto pubblicato dal Censis sul Sole24Ore il 22 maggio mostra un dato preoccupante: il 51% delle famiglie italiane appartenenti al ceto medio (ovvero 2/3 delle famiglie) spinge i figli ad andare all’estero; sul Messaggero Veneto del 29 maggio sono stati pubblicati i risultati di un’indagine realizzata dal Comune di Udine e da IresFVG sugli studenti 18enni delle scuole udinesi, il 43% dei ragazzi immagina il proprio futuro “fuori dai confini nazionali”.

Sono dati che non devono solo preoccupare, ma spaventare! L’Italia non sa stare al passo dei cambiamenti, non sa crescere e la voglia di mollare colpisce tutti. E il mondo del calcio è lo specchio della società, anch’essa incapace di adeguarsi, di coinvolgere e di migliorare.

L’Italia non è un paese per giovani, sta invecchiando rapidamente non solo d’età ma anche di mentalità.
Alla vigilia molti ridevano o sottovalutavano la Svizzera o la Norvegia dicendo: “Ma noi siamo l’Italia”; infatti! E queste ci hanno dato una lezione che non riusciamo ad imparare, e il giorno dopo siamo subito pronti a cercare giustificazioni o quant’altro, o a trovare strategie per mantenere il sistema.

Tutti dicono “largo ai giovani” ma poi non mollano un centimetro, e così i giovani perdono fiducia, se ne vanno o hanno voglia di andare.
Progetti sportivi creati da vecchi che sono sempre più vecchi, non che siano incapaci di coinvolgere, ma che volutamente non coinvolgono per paura delle stesse generazioni più giovani, distanti anni luce da loro o dagli sportivi che poi devono praticare quelle discipline; non fanno altro che aumentare le distanze tra chi “comanda” e chi “deve fare”, così nello sport come in altri settori.

I risultati parlano da soli: i giovani vogliono andarsene non per il calcio, ma per il sistema nella sua completezza, dove il calcio è solo uno dei suoi riflessi.

L’Italia non è un paese per giovani neanche nello sport, considerando che alla presidenza del CONI è di nuovo in corsa Franco Carraro (85 anni) e per la guida della nazionale di calcio è tornato di moda Roberto Mancini (dopo aver lasciato l’Italia per motivi economici legati all’Arabia).

Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di ammettere: “Abbiamo dei limiti, più di così non possiamo, abbiamo bisogno di aiuto…”, sarebbe già un buon inizio…

Alla fine però non dobbiamo meravigliarci di niente, così è, e così continuerà ad essere.

Luca Zoratti

Nuova Nazionale targata Rai 1: Lino Banfi allena con schemi ispirati a Oronzo Canà, Massimo Ranieri canta l’inno live a ogni match. Le sostituzioni si decidono col televoto, e per andare ai Mondiali serve passare da Sanremo Giovani.
Il pallone? Firmato Pippo Baudo.”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

https://i.imgur.com/wJNS7gM.jpeg

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  Scritto da La Redazione il 09/06/2025
 

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