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Edizione provinciale di Udine


UN BILANCIO - Uomo, papà, allenatore: Max Miani a cuore aperto

Il vice di Paolo Colavizza nell'Ancona tira le fila di 27 anni trascorsi vestendo i panni di allenatore, con i relativi "debiti" umani e tecnici, qualche delusione e le soddisfazioni di chi ha visto crescere ragazzi e ragazze...

Massimiliano Miani, uomo e allenatore a cuore aperto: "Sono passati ormai 27 anni da quando ho cominciato ad allenare e ora sono arrivato qua, all’Ancona, società all’avanguardia a livello giovanile, per dare una mano a Paolo Colavizza in prima squadra e devo dire che sono molto contento. Sinceramente avevo deciso di lasciare, ma alcune persone vicino a me, mi hanno convinto a continuare. Sono nato alla Serenissima Pradamano che mi ha cresciuto prima da giocatore e poi soprattutto da allenatore: questa società è stata ed è tutt’ora casa mia, ma ancora non ho capito il divorzio che c’è stato fra noi. Poi a seguire ho avuto l’opportunità, da allenatore, di operare alla Virtus Corno che per me è stata importante per vari motivi: qui ho conosciuto gente come mister Nicola Carpin e il secondo Frediano Romano i quali, a livello calcistico e a livello umano, sono diventati speciali per me, tanto che li terrò sempre nel cuore. L’esperienza che ha dato un valore importante per la mia crescita a livello professionale da allenatore ma soprattutto a livello personale è stato il calcio femminile a Chiasiellis, lavorando insieme a Nello Marano e Maurizio Talotti con un gruppo Primavera fantastico: le ragazze lavorano con una passione incredibile! Qui ho avuto anche la possibilità di conoscere la capitana della nostra nazionale, Sara Gama, una persona che nello spot, come nella vita, ci mette veramente l’anima. A livello personale come qualsiasi essere umano vivo pure io di sentimenti e mi porto sempre dentro nel cuore una persona grandiosa, che per 6 anni è stata la mia donna speciale, colei che ha condiviso con me vittorie e sconfitte, che mi ha sostenuto, appoggiato e consigliato quando ne avevo bisogno, anche se Muggia era lontana il fine settimana la raggiungevo dopo le partite per ritrovare la serenità fondamentale per riprendermi. Ora, anche se le nostre strade si sono purtroppo divise, la ricordo sempre e vorrei che ogni ragazzo che alleno avesse la sua determinazione, che lei usa per affrontare la vita, che usa nel suo lavoro e che usa nel suo sport preferito, il nuoto, diciamo che per me è stata ed è tutt’ora un esempio positivo. Si, posso dire che, ho avuto la soddisfazione di far crescere generazioni e generazioni di ragazzi e ragazze, e la cosa che mi fa veramente piacere e che mi fa sorridere è che ci sono ancora tanti che mi fermano e ricordano, a distanza di anni, i bei momenti passati assieme. Ho sempre considerato il premio della Panchina Verde un riconoscimento importante per i mister che lavorano coi giovani, ma quando ex giocatori che si sono costruiti una vita ed ex giocatrici diventate mamme parlano di me come una persona che per loro è stata importante, beh, questo è il mio trofeo!
Ho avuto dei dirigenti speciali come Roberto Nadalutti che è sempre stato al mio fianco a Pradamano e Pino Sessa, che ha sempre avuto fiducia in me e mi ha voluto sempre con sé nelle varie società dove lui andava: se non era per lui avrei veramente smesso 3 anni fa. Da grande vedremo cosa fare, chissà ancora quante cose potranno cambiare nel corso degli anni, quante emozioni e quante delusioni dovrò ancora affrontare, ma su una cosa ho le idee chiare, ho una figlia, Angelica, di 13 anni, che merita di essere seguita come un genitore deve seguire i propri figli: per il resto vedremo cosa ha in serbo per il sottoscritto il futuro".

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  Scritto da La Redazione il 16/10/2019
 

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