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Edizione provinciale di Pordenone


GIANNI MURA - Quel legame speciale con Pordenone e dintorni

Roberto Vicenzotto ricorda l'intenso rapporto tra il grande giornalista, scomparso sabato, e il Friuli

Ha vissuto con cuore, che è l’organo che lo ha tradito presto, nel primo giorno di primavera senza calcio né ciclismo. La grandezza unanimemente riconosciuta di Gianni Mura è andata di pari passo con umiltà e curiosità. “Mi scuso” sono state le prime parole che abbiamo sentito direttamente da Gianni Mura, nell’occasione dell’iniziale incontro diretto. Era una sera di un quarto di secolo fa, in un ristorante di Casarsa, fra alcuni commensali radunati da Ezio Vendrame. Il legame fra Mura ed il Friuli: già da un paio di lustri frequentava, ad anni alterni, il premio Risit d’aur a Percoto. Con Pordenone in particolare, resta radicato il vincolo nel tempo e diffuso in varie cerchie. Gli piacevano il territorio regionale e svariate persone, sia per il suo lavoro che per diletto, quanto per approfondire le conoscenze che non lasciava in superfice. Una quindicina di locali li ha recensiti nella rubrica settimanale “Mangia & bevi” del Venerdì di Repubblica. Approfondendo la conoscenza della cucina friulana, carnica in particolare, partendo con la guida del tolmezzino Gianni Cossetti, accompagnato da Luigi Veronelli (il quale voleva farsi sotterrare nel cimitero degli anarchici di Braulins). Fino a farsi coinvolgere dalle armonie e cjarsons di Luigi Maieron. Allo stadio Friuli veniva quando ancora l’Udinese si giocava partite di cartello, oppure per la Nazionale parimenti a Trieste.
Quelle scuse le rivolse ai commensali perché aveva fatto tardi al tavolo, mentre erano già accomodati tutti con sua moglie Paola. Era stato trattenuto al telefono da Arrigo Sacchi, agli albori della sua parentesi rossonera, ma già puntiglioso sulle perifrasi giornalistiche. Dell’attenzione verso gli altri siamo stati testimoni più volte. Di umiltà come la sua ne abbiamo riscontrata in poche occasioni da altri, che lui comunque chiamava colleghi. Rimane riconosciuto come Hombre vertical. Nella sua curiosità ha sempre dato esempio di rispetto e di una capacità espressiva chiara e profonda.
Mura arrivò in provincia di Pordenone a metà anni Sessanta, quando lavorava per la Gazzetta dello Sport. Venne a Sequals, per un’intervista in villa Carnera, che non andò a buon fine per lo stato di salute già debilitato del campione. Per la rosea seguiva anche il Giro d’Italia e ricordava sempre i dettagli delle tappe friulane, dalla strada dove morì Bottecchia ai panini del bar di Montereale Valcellina. Un’altra intervista storica la effettuò nella primavera del 1982 a Casarsa, quando venne per parlare con Paolo Rossi, al termine della sua squalifica e poco prima di cominciare il vincente Mundial spagnolo. L’attaccante aveva avuto autorizzazione juventina per partecipare ad una amichevole di beneficienza in cui erano coinvolte le glorie del Real Vicenza. Fu in quella occasione che, invece, Vendrame diede appuntamento a Mura per la sua di intervista in cimitero a Casarsa. Davanti la tomba di Pier Paolo Pasolini.
Il legame che Mura sentiva con questo territorio era tale che, una ventina di anni fa, per un po’ aveva anche cercato casa in Friuli. Con l’ambasciata della famiglia Nonino, la ricerca spaziò fra colline e pianura udinese, ma non andò a buon fine. Rimase a vivere in un condominio a Milano, nello stesso pianerottolo di Ricky Gianco e in prossimità di Vinicio Capossela.
Alla pubblicazione del suo primo libro, Giallo su giallo, nel 2007 partecipò a Pordenonelegge, in un affollato incontro in piazzetta San Marco. L’organizzazione di Pordenonelegge lo condusse, nell’ottobre scorso, a Monfalcone per la rassegna Geografie. Da 13 anni Mura era il presidente della giuria del concorso di scrittura creativa “Scendincampo”, intitolato a Paolo Lutman, organizzato a Pordenone dalla famiglia e dal liceo Leopardi Majorana. Tutto nacque durante una cena in cui, fra gli altri, l’allora preside Piervincenzo Di Terlizzi e l’allora sindaco Sergio Bolzonello gli proposero di collaborare all’iniziativa che già portavano avanti. In televisione davano Valencia – Inter, ma non fu guardata. Accettò subito e senza condizioni, testimoni Stefano Basso e Franco Calabretto. L’allora direttore musicale del teatro Verdi cittadino, con il quale Mura si era intrattenuto nel pomeriggio in un incontro pubblico su raccontare la (sua) musica. Partecipò a LeggerMente, a San Daniele del Friuli, sia nel 2008 che nel 2010. Nella seconda occasione sorprese proponendo scritti in friulano di Eddy Bortolussi, Riccardo Castellani, Silvio Ornella, Giacomo Vit e Leonardo Zanier. Nel 2011 accettò (ancora gratuitamente) di scrivere la post fazione al libro Mister, dedicato all’allenatore maniaghese Vittorio Sfreddo. Ne aveva composte altre per i primi libri di Vendrame. Un paio di anni dopo partecipò ad una serata titolata Mura in campo, a tutto tondo fra ciclismo calcio e cucina, a Vallenoncello. Anche quella volta finì a tressette e briscola, più una fisarmonica suonante. Altro contatto con la provincia pordenonese fu 6 anni fa, quando scovò Bruno Nicolè ad Azzano Decimo, con cui fece un’intervista per inserirlo nella sua Nazionale dei tempi andati.
Il 12 dicembre 2017 fu ospitale a pranzo con una decina di commensali pordenonesi, fra cui Gianpaolo Leonardi di Friuligol (fotocopertina), nel suo ristorante abituale in centro a Milano. Degno preambolo enogastronomico a Inter – Pordenone di Coppa Italia. La sera prima dell’ultima occasione pordenonese si è riproposto il gioco delle località regionali che finiscono in consonante. Rimasti in 4 contro uno, ha vinto lui per distacco. Come gli succedeva pure con Bruno Pizzul. Formato in studi classici, usava chiudere i commiati traducendo Sib tibi terra levis (ti sia lieve la terra). Amava molto le poesie, come quelle di Prévert. Le jardin reste ouvert pour ceux qui l’ont aimè: il giardino resta aperto per quelli che l’hanno amato.

Roberto Vicenzotto

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  Scritto da La Redazione il 23/03/2020
 

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