PROMO B - Gorizia con i brividi: Coceani e Sepulcri badano al sodo
Domani al Bearzot la partitissima che mobiliterà la città. Tra assenti e alchimie tattiche, ecco i preparativi e le chiavi di lettura di una gara particolarmente attesa
Gorizia. È un derby e come tale - ci dicono - sfugge a ogni pronostico. Ritornello sentito mille volte in sede di presentazione. Rose (e infortuni) alla mano oggi direi 55 per cento Juventina, 45 Pro Gorizia ma si gioca al "Bearzot" - territorio di caccia biancazzurro - e allora anche quel 5 per cento di differenza, sull'onda del tifo, potrebbe sfumare.
Vada come vada sabato sarà un gran derby, bello lo dirà il campo. Coreografico e spettacolare - visti i preparativi in atto - sicuro. Trombe, bandiere, palloncini, striscioni, fumogeni (col permesso dell'arbitro) e chi più ne ha, più ne metta: in questo caso punto sugli ultras goriziani, ma occhio alle folcloristiche sorprese sull'altra sponda.
La partita. Sarà dura, agonisticamente tiratissima per cui - i tecnici lo sanno - non sono ammesse sfilate in pantofole da camera. Giocheranno i più in forma, anche se non i più bravi. Coceani oggi riesumerebbe volentieri una frase del mitico paron Nereo Rocco il quale, a un noto cronista che gli chiese come avrebbe impostato tatticamente la partita, rispose: «Cudicini in porta, tutti gli altri fuori». Fuori, una maglia è già assegnata a Cecotti e Cantarutti in difesa, Rizzo e Pussi a centrocampo, Pillon in attacco. Gli altri numeri girano come trottole nella testa del "Coce" che non andrà in cerca d'avventure, per cui nessuna follia tattica: lo schema di partenza balla tra un 4-4-2 e un abbottonatissimo 4-5-1 con Pillon unica punta avanzata, accompagnata, ai lati da Selva (o Bozic, se prometterà d'essere un pizzico più altruista) e Piscopo che potrebbe essere la carta-sorpresa per mascherare le carenze di un centrocampo orfano di Bric e Cerne, non due pivellini qualsiasi. Tattica prevista: palla lunga e pedalare, senza dar spago alle ripartenze avversarie. Guai a ripetere i madornali errori commessi in trincea a domicilio del Primorec.
È proprio a centrocampo Sepulcri cercherà di vincere la partita, infoltendo il settore con Zorzut, Morsut, Innocenti e affidando a Raffaele Nardella le chiavi del gioco. Là davanti spazio a Predan e Novati - un po' più arretrato - visto che Bardini si è strappato. Altra assenza che, alla lunga, potrebbe pesare perchè sia Predan sia Sant non hanno lo stesso, sviluppatissimo, bernoccolo del gol. In difesa confermatissima la coppia centrale Racca-Popovic. Anche nell'atelier biancorosso nessuna concessione agli stilisti alla Dolce e Gabbana: squadra corta e corsie esterne ermeticamente sigillate da Iansig e Scrazzolo.
I numeri. Casa o fuori, per la Pro non fa differenza, anzi: 22 dei 38 punti sono stati raccolti in trasferta, mentre la Juventina ne ha incasellati 26 a Sant'Andrea e 17 a domicilio altrui. Statistiche che indirizzano ancor più la sfida sul piano dell'equilibrio. Resta - e può incidere - il fattore play-off: la Juventina, a meno di un clamoroso crollo in dirittura d'arrivo, ha già il biglietto in tasca, la Pro non può prescindere da una vittoria nel derby.
Microfono aperto. Coceani (Pro Gorizia). «L'infermeria, come al solito, è piena, ma qualcuno spero di recuperarlo. Piscopo si è allenato, ma non chiedetemi se giocherà da primo minuto. La Juventina è una squadra tosta, costruita per vincere il campionato, non ci regalerà nulla. Dovremo esser bravi a contenerli, a non dare profondità ai loro attacchi e a sfruttare i loro, pochi, lati deboli. Bravi, soprattutto, a concretizzare le palle-gol che creiamo: negli ultimi tempi stiamo sprecando troppo, vedi Pro Cervignano e Ol3. Chi mi piacerebbe allenare della Juventina? Faccio due nomi: Raffaele Nardella e Novati, un mio vecchio pallino».
Sepulcri (Juventina): «Ho qualche acciaccato, Racca, Predan, Sant: dovrebbero recuperare anche se non saranno al massimo. E poi c'è la tegola-Bardini, il nostro capocannoniere, che resterà fuori chissà fino a quando. Pronostici non ne faccio, ma prevedo una partita aperta, non credo che loro si accontenterebbero di un pareggio. Della Pro mi piace un sacco Pillon, l'ho allenato due anni all'Isontina: vede la porta come pochi e soprattutto è un ragazzo serio, generosissimo, uno che fa spogliatoio. E poi ho un debole per Piscopo, finora ha giocato poco, ma le sue qualità tecniche non si discutono».
Carissimi Enrico e Nicola, la parola al campo e che vinca il migliore. Immagino e trascrivo la loro risposta diplomatica, stile paron, rivisitata in friulano: «Ciò, sperin di no».
Fabrizio Tomadini
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