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Edizione provinciale di Trieste


PROMO B - Costalunga ultimo. Corona: se i miei non mollano, non mollo

Come il Leicester di Ranieri o il Trapani di Cosmi. Depressione da evitare, sfortuna e arbitraggi concetti vietati

Ultimo in classifica, il Costalunga. Eppure tutti quelli che hanno avuto modo di affrontare i giallorossi hanno dovuto sputare pallini. Ultima in classifica e fuori dalla Coppa, la squadra rivelazione della passata stagione. Eppure, in tanti aspettano la riscossa e anche i gufi se ne stanno prudentemente in disparte. 
In casa dei triestini si sono vissute ore agitate: presidente e giocatori hanno chiesto al condottiero, Armando Corona, di non fare "boiate". Ovvero, di non dimettersi. Il tecnico, se mai l'idea, qualche giorno fa, gli è passata per il cervello, oggi non ci pensa proprio a disertare. Il ragionamento di Corona è semplice: "Se i ragazzi lottano, se vogliono combattere, se accettano di ribellarsi a quello che ci sta capitando, mi troveranno al loro fianco e la loro sfida sarà la mia. Altrimenti mi farò da parte".
Semplice, lineare. Non è semplice, invece, raccontare il perché dell'ultimo posto, maturato con una sola partita, quella d'esordio con la Valnatisone, giocata male, da squadra ancora non pronta. Le altre sono andate per il verso sbagliato tra pali colpiti (tre quelli decisivi), portieri avversari in vena di prodigi (Donno è stato l'ultimo della serie) ed errori frutto più che della disattenzione o della superficialità, di quel malessere che ti succhia energie nervose e ti toglie reattività e lucidità, in una catena di Sant'Antonio che diventa circolo vizioso, fino a portare alla depressione e al non credere più nei propri mezzi.
Ora, la depressione va combattuta e Corona vuole combatterla e strozzarla: "Contro il San Giovanni ho avuto le risposte che cercavo dalla squadra. Abbiamo concesso un'opportunità e poi giocato a una sola porta, contro una formazione che aveva un solo schema: palla lunga e alta per la torre slovena, che faceva da sponda. Bravi i rossoneri ad utilizzare le loro armi; noi siamo usciti dal campo incavolati, una rabbia sana, da incanalare verso le prossime partite. Gli avversari? Non vale neppure la pena di sapere chi sono, chi saranno; bisogna solo scendere in campo e fare il nostro gioco senza porsi domande, senza sprecare energie cercando risposte che, a questo punto, non contano  - sottolinea Corona -. Ho ancora gli stimoli giusti, sono rimasto qui perché credo nei valori della società e del gruppo, e perché il legame che ci unisce è forte, speciale. Sappiamo cosa dobbiamo fare, da noi sfortuna e arbitraggi sono parole proibite. Se i ragazzi non mollano, il sottoscritto non molla".
Il Costalunga come il Leicester di Ranieri o il Trapani di Cosmi? Sembrerebbe proprio di sì; il calcio ti mette alla prova in maniera diabolica quando meno te lo aspetti o quando proprio te lo aspetti e preghi che non succeda. Eppure siamo in tanti a scommettere che i gialloneri ne verranno fuori.

Alessandro Maganza 


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  Scritto da La Redazione il 18/10/2016
 

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