Prima fu Maldini, poi Zanetti e ora Massimo Gressani. Il portierone della Folgore, dopo 30 anni di calcio giocato dai pulcini a oggi, decide di appendere i cosiddetti “Guanti al chiodo”, dopo una carriera gloriosa divisa tra Carnico e Tolmezzo dove ha vinto tutto quello che c’era da vincere e confermandosi ogni anno sempre nella top three dei numeri uno. Così la sua gente, quella del suo paese, gli dedica l’ultimo saluto nell’ ultima gara casalinga delle saette di Invillino e noi sentiamo le sue emozionanti parole.

CURRICULUM DELLA TUA CARRIERA E VITTORIE ANNESSE?
Dopo aver giocato nelle giovanili del Tolmezzo, sono approdato nel Carnico e ho giocato nel Cedarchis, Campagnola, Villa e Folgore. Negli anni a Cedarchis ho vinto 3 scudetti, 2 Coppe Carnia ( in una parando il rigore decisivo) e due supercoppe.

TORNANDO INDIETRO RIFARESTI LA STESSA CARRIERA O HAI QUALCHE RIMPIANTO O RAMMARICO?
La mia carriera è stata fantastica e tornerei a fare tutto uguale, senza rimpianti.

LA TOP THREE DEGLI ATTACCANTI PIU’ FORTI CHE HAI AFFRONTATO?
Sicuramente Stefano Vidoni ( Real), Riccardo Granzotti ( Cedarchis) e Stefano Moro ( Cedarchis). Più , consentimi di farne un quarto, dico Vincenzo Radina per le sue punizioni.

I TRE COMPAGNI DI SQUADRA PIU’ FORTI CON CUI HAI GIOCATO?
Su tutti Roberto Quaglia ( Cedarchis), poi Tassotti ( Cedarchis con trascorsi nella primavera dell’ Ascoli) e Bais, altro grande giocatore del Carnico.

COME VEDI IL CARNICO SENZA MASSIMO GRESSANI?
Scherzando ti dico dalla tribuna. No, vorrei fare il preparatore dei portieri. Comunque vedo un Carnico purtroppo senza via d’uscita in quanto vedo scarso impegno da parte dei giovani sia in allenamento che in campo. 

COSA FARAI DA GRANDE?
Mi dedicherò alla mia grande passione, il ciclismo.

Ora lo lasciamo andare a festeggiare con i suoi compagni. In tutti noi come per Maldini, Zanetti e le altre bandiere che hanno lasciato il calcio giocato, resterà un vuoto nel non vedere nelle porte del Carnico questo Campione, eppure molte persone sperano che ci ripensi, perché è sempre un peccato perdere una tale persona, sia in campo che fuori.

Domenico Stoia