IL PERSONAGGIO - Tormena: ciao Donatello. Ma non è un addio
Dopo tre anni, il tecnico delle giovanili saluta per andare alla Liventina, altro centro di formazione dell’Inter: “Grazie e tutti, in particolare alla famiglia Ronco ed a Renato Nardone” “In Canada grande esperienza, con Pisano un…colpo di fulmine”
E’ il tempo dei saluti. Succede, nella vita e nel calcio. Dopo tre stagioni al Donatello, infatti, Alessandro Tormena sceglie un nuovo percorso professionale. Se ne va alla Liventina, altra società in orbita nerazzurra (interista): si occuperà degli Under 15 Elite e degli Under 13. Ma, prima di partire, Tormena (il quale, pur essendo venuto al mondo nel 1984, allena già da 13 stagioni) vuole imbucare una cartolina.
“Volevo semplicemente ringraziare il Donatello, che mi ha permetterà di confrontarmi con una realtà diversa, difficile ma stimolante, in un campionato affascinante e ricco di club blasonati rimanendo, nel contempo, agganciato al mondo Inter - sottolinea Tormena – per questo il mio pensiero va alla famiglia Ronco ed in particolare al presidente Simone, che mi ha dato la possibilità di farmi conoscere ed iniziare la collaborazione con la società nerazzurra. Ma faccio fatica a trovare le parole giuste per ringraziare soprattutto Renato Nardone, persona meravigliosa che ha sempre speso per il sottoscritto giudizi splendidi, appoggiandomi in ogni momento. In ogni caso, anche se mi mancheranno, questo non è un addio, ma semplicemente un arrivederci. Auguro inoltre al Donatello una stagione super come quella appena conclusa”
Sei fresco reduce dalla campagna canadese con la selezione regionale Under 17.
“Un’ esperienza indimenticabile, vissuta a 360 gradi. Il Canada ha strutture all’ avanguardia, c’è grande attenzione allo sport in generale, sono rimasto affascinato. Quanto al successo, è stata una rivincita dopo il Torneo delle Regioni. Il presidente Canciani si è rivelato il nostro primo tifoso e con mister Marco Pisano è stato un autentico colpo di fulmine. Perché, al di là delle sue capacità e della nostra condivisione di idee e metodi, credo di aver trovato un amico. I ragazzi, poi, sono stati fantastici: in campo e fuori. Non è retorica: é stata la vittoria di un gruppo con G maiuscola e degli italiani che ci hanno fatto sentire a casa. Come in una grande famiglia.” (rozan)