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Edizione provinciale di Udine


FULGOR - Il ds Lirussi lascia: ho altri fantastici progetti

Troppe le divergenze con il presidente Zoppè, in particolare sulla gestione degli allenatori. Il dirigente torna a Pasian di Prato, con l’obiettivo di riprendere in mano la società che aveva già soccorso nel 2010: “Voglio fare ripartire il calcio nel mio comune”

Martino Lirussi non è più il direttore sportivo della Fulgor. Troppe le divergenze con il presidente Claudio Zoppè, che non hanno lasciato altra scelta al dirigente se non quella di salutare Godia. “Dopo un anno speso a far ripartire il settore giovanile e contemporaneamente a fare il direttore sportivo della prima squadra, posso dire che l’esperienza alla Fulgor si è conclusa e che ho altri fantastici progetti per la testa”, afferma Lirussi, che ricapitola quanto accaduto e le motivazioni che l’hanno spinto a prendere questa decisione: “Per quanto riguarda la prima squadra gli obiettivi dichiarati erano di fare un campionato di vertice e centrare i play-off. Detto fatto! Peccato che l’ultimo mese abbiamo giocato male le nostre carte o forse gli avversari ci sono stati superiori. Questa è la legge dello sport e va accettata. Certo è che le divergenze con il presidente erano evidenti. A mio modo di pensare è sempre sbagliato cambiare allenatore ogni anno e con lui i due terzi della rosa. Bisogna programmare meglio, ma il presidente voleva imporre sempre il suo credo calcistico e pertanto in questi casi ci si deve, gioco forza, mettersi da parte. Comunque avevo capito da tempo che le nostre strade, per quanto riguardava la prima squadra, si sarebbero divise. Infatti, avevo già avuto sentore dei tanti allenatori da lui interpellati per la prossima stagione senza mai essere stato coinvolto. Quindi nessuna novità. Andarmene via, poi, non me la sentivo proprio, per non mancare di rispetto a quella quarantina di iscritti nell’attività di base che nel frattempo si erano tesserati e di cui io rappresentavo l’uomo guida, ma anche l’unico in regola a livello federale con le abilitazioni da allenatore. Se mi fossi allontanato sarebbe stato davvero un guaio per tutti, ma l’amore per i bambini che mi contraddistingue e la passione per questo sport mi hanno frenato dal prendere decisioni di pancia e ho spesso ingoiato il rospo”.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’organizzazione di un torneo: “Il tutto è esploso a causa di un campus organizzato dalla società, ma per conto della parrocchia di Beivars, quindi non dalla Figc, a cui io mi sono sentito libero di non partecipare. Naturalmente prima di rifiutare mi ero anche informato con i massimi responsabili federali e mi era stato detto che se la società avesse organizzato un campus in prima persona lo avrei dovuto fare. Non solo, ne sarei stato anche il responsabile! Quindi, sollecitato, mi sono attivato per organizzarne uno da me con la Grandi Eventi Sportivi di cui faccio parte nel mio comune, a Colloredo di Prato, perché ho in animo di realizzare un progetto ambizioso. La cosa non è stata presa bene dal presidente della Fulgor e pertanto l’esperienza è terminata lì”.

Lirussi, che non è nuovo a intraprendere le sfide più difficili, si appresta ora a una nuova avventura, sicuramente complessa, ma altrettanto stimolante in quel di Pasian di Prato: “Mi piacciono le grandi sfide. Ripensando alla mia gioventù, ricordo che nel mio comune insistevano ben quattro società: Santa Caterina, Passons, Pasian di Prato e Colloredo di Prato. A quei tempi e in questo periodo dell’anno, a fine stagione calcistica, i tanti giocatori partiti da questo territorio per andare a cercare fortuna tra i professionisti in giro per l’Italia, rientravano in famiglia per le ferie estive e la sera tutti insieme si andava a giocare al campetto, come si faceva da bambini, quindi tra vecchi amici, anche se per la verità eravamo ancora molto giovani. Parlo di Bosdaves, Nonino, Agosto, Driussi, Cuttini e altri calciatori che giocavano in Serie A e che avevano quattro o cinque anni più di me e altri come Zorzi, Degano o i miei coetanei Di Benedetto e Casarsa, che erano alla Spal, o Pagnutti alla Juventus. Quindi la piazza era importante e il calcio era fondamentale nella crescita per tutta la nostra generazione. Ora, in questo che è il mio comune, questo sport, il mio calcio, è sparito. Questa è la sfida che voglio intraprendere: farlo ripartire. Devo dirti che già una volta ci sono riuscito. Infatti nel 2010 la Pasianese aveva preso cento punti di penalizzazione per irregolarità sportive, perdendo le categorie regionali e provocando il fuggi - fuggi generale. Io avevo appena concluso la mia esperienza con la Manzanese e mi sono subito gettato nella mischia, spendendomi con le famiglie e con l’amministrazione per far ripartire il tutto. Avevamo perso ben 64 giocatori. Ebbene, siamo riusciti a iscrivere squadre in tutte le categorie e abbiamo vinto la coppa disciplina con tutte le compagini schierate, compresa la prima squadra. Un vero record. Ecco, oggi voglio ripetere questo, con calma, piccoli passi, serietà, tanta passione e con l’aiuto che già mi è stato offerto da più parti. Non ultimo la disponibilità del campo di Colloredo di Prato da parte della squadra amatoriale che lì ci gioca. Ora dovrò pianificare come si deve, coinvolgere l’amministrazione comunale e … avanti tutta! Sono certo che sono tanti che avvertono questo vuoto e io spero di andare a colmarlo già dalla prossima stagione".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 15/06/2023
 

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