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Edizione provinciale di Pordenone


IL CASO - Ma quale razzismo. Zanutta: "Il ragazzo a casa? Dico di no"

Dieci turni di squalifica a un Allievo sperimentale del Cjarlins Muzane che ha insultato un avversario di colore. Il presidente del club della Bassa: "I ragazzi vanno aiutati ed educati più che puniti"

Ha prodotto un certo rumore la squalifica di dieci giornate inflitta al calciatore degli Allievi sperimentali del Cjarlins Muzane, Boletin Aziz. Il motivo della pesante sanzione? Il giovanotto ha insultato un avversario di colore del Fiume Bannia, dandogli del "nero di m...". E il giudice sportivo ha applicato l'articolo 11, comma 1 del Cgs, qualificando l'episodio come "comportamento discriminatorio per motivi di razza" e stabilendo di conseguenza la punizione minima prevista, che è appunto di dieci turni di stop. Apriti cielo! Sì, ma il razzismo dov'è? Non c'è. Come in parecchi altri casi più o meno analoghi. Ormai nelle nostre squadre, giovanili e non solo, ragazzi nostrani e provenienti da altre parti del mondo convivono, fanno gruppo o si affrontano settimanalmente. Le società calcistiche sono uno dei pochi motori di integrazione veramente funzionante e, come più volte abbiamo ripetuto, meriterebbero non stangate e bacchettate, ma medaglie e contributi. Il movimento calcistico regionale non ha bisogno di iniziative, di campagne di informazione, di progetti che combattono le discriminazioni: è altrove che tali battaglie di civiltà andrebbero semmai portate avanti. 
Tornando al caso concreto, il calciatore del Cjarlins, Boletin Aziz, ha reagito verbalmente a un intervento falloso compiuto dall'avversario di colore, e tra i due è andato in scena un battibecco che ha portato pure il ragazzo del Fiume a insultare il rivale, di nazionalità albanese.
Di fronte a episodi del genere, che scaturiscono durante la partita e, quindi, in condizioni ben precise, qual è il modo giusto di comportarsi? Secondo Vincenzo Zanutta, presidente del Cjarlins Muzane, la punizione, il castigo non sono la via migliore da percorrere: "I ragazzi vanno semmai educati e aiutati a non sbagliare ancora; ecco perché la proposta avanzata dal nostro responsabile del vivaio, Claudio Smilzotti, di lasciare a casa Aziz non mi convince e non mi trova d'accordo: ne discuteremo tra di noi in consiglio con equilibrio e avendo per primo obiettivo proprio il bene del ragazzo, già avvilito per i dieci turni di squalifica che gli sono stati inflitti. Il nostro primo compito è quello di educare e di fare in modo che i giovani imparino dai propri errori, rimanendo però nell'ambiente sportivo. Certo, se poi uno ci ricasca, allora la questione cambia... In quanto accaduto non credo che ci sia del razzismo, ma una reazione sbagliata a una situazione di gioco: non presenteremo invece ricorso contro la decisione assunta dal giudice sportivo, perché una sanzione ci vuole, anche se nel caso in questione mi sembra eccessiva". (alexmag)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 20/01/2017
 

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