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Edizione provinciale di Udine


MANZANESE - Sellan: nel calcio serve programmazione non tutto e subito

L'ex allenatore della Manzanese Under 16 ed attuale allenatore dell'Under 17, parla dell'andamento stagionale: "Stiamo pagando il numero ristretto di ragazzi, visto che nella passata stagione abbiamo rifondato tutto il settore. Sono contento perchè giochiamo ad armi pari contro ragazzi che hanno sempre giocato nei regionali"

Programmazione e giusti princìpi in campo ma anche fuori. Queste sono le parole d'ordine di Lorenzo Sellan, tecnico dell'Under 17 della Manzanese, che ci spiega la sua filosofia di calcio e ci parla del campionato che stanno affrontando i suoi ragazzi in questa stagione: "Mi diverto ad insegnare a giocare a calcio. Ho voluto intraprendere prima il percorso con il settore giovanile per applicare un po' più le mie idee di calcio senza lo stress del risultato. Quando si allena in prima squadra sicuramente le pressioni sono diverse e il risultato viene prima di tutto il resto, mentre nei vivai c'è più spazio per poter mettere in pratica il proprio credo calcistico".

PRESSIONI - "Ci sono anche nel calcio giovanile perchè dobbiamo partire dal presupposto che a nessuno piace perdere. Ai miei ragazzi dico che voglio uscire dal campo sapendo che hanno dato tutto, senza lasciare nulla al caso. Le partite si possono perdere, vincere o pareggiare ma bisogna dare un segnale e che la squadra giochi un certo tipo di calcio, senza buttare via il pallone, facendo del possesso palla una forza, senza che sia fine a sè stesso. Se ho dieci palloni per poter far gol piuttosto che due, è sicuramente preferibile".

FORMAZIONE DEI GIOVANI - "A detta degli altri sono bravo a migliorare il giovane giocatore. Allenare giocatori già forti ed arrivati penso che crei meno soddisfazioni. Quando si vede nell'arco dei mesi un ragazzo migliorare a trecentosessanta gradi, anche sotto il punto di vista caratteriale ed umano, penso sia la più grande gioia che può avere un allenatore al di là del risultato. Quando si ricevono complimenti dai colleghi di altre squadre, è sempre un grande orgoglio. Si possono ottenere risultati buttando la palla lunga, ma nel settore giovanile, ma anche in prima squadra dove vorrò cimentarmi nei prossimi anni, mi piacerebbe che i miei giocatori sappiano giocare a calcio senza avere paura di avere la palla tra i piedi. L'obiettivo principale è abituare i ragazzi a livello tecnico, di intensità e tecnico, al livello della prima squadra. Con qualcuno ci sono riuscito e tutti hanno parlato bene dei ragazzi usciti dal settore giovanile, quello è il trofeo più importante".

ANDAMENTO - "Siamo partiti molto bene, mentre adesso stiamo pagando il numero ristretto dei giocatori perchè l'anno scorso abbiamo rifondato tutto il settore. Tra qualche malattia, qualche infortunio, devono giocare sempre gli stessi. Creiamo tanto ma non riusciamo a concretizzare sotto porta, ci manca un po' di lucidità. È un gruppo fantastico, sono orgoglioso di loro e ripartire da zero l'anno scorso non è stato assolutamente facile. I ragazzi fino a quel momento si erano cimentati solo nel calcio provinciale, mentre ora giocano ad armi pari con ragazzi che hanno sempre fatto i regionali, è una soddisfazione non da poco".

CAMPIONATO - "Non me ne voglia la Figc ma secondo me l'anno scorso è stato fatto un grande errore. La problematica dell'Elite è che non trovo sia corretto che l'annata precedente debba conquistare la categoria per chi sale il prossimo anno. L'anno scorso c'erano due campionati regionali e di questi avrebbero dovuto prendere le prime otto di entrambi i gironi, creando l'Elite e dando più interesse ai campionati dello scorso anno. Hanno invece formato la categoria con le prime due di entrambi i gironi e le altre sono passate dai 2006 dello scorso anno. Noi non siamo riusciti a conquistare l'Elite e mi ritrovo a fare un regionale con formazioni che nello scorso campionato sono arrivate terzultime ed invece si sono qualificate proprio nel campionato Elite. Ci sono cinque-sei squadre che sono in Elite ma non hanno il livello adatto e si crea anche una mancanza d'autostima nei ragazzi che è controproducente. Bisognerebbe rifondare i campionati".

FUTURO - "C'è chi vuole iniziare e finire allenando i giovani, succede ed hanno tutto il mio rispetto. Io, invece, ho voluto intraprendere questo percorso iniziando con i giovani per traslare quanto fatto anche nelle prime squadre. Saltando il settore giovanile è difficile fare il percorso inverso e si creano delle mancanze. Ho giocato tanti anni in categoria, ho la mia esperienza ma quella non c'entra nulla con il mondo degli allenatori. Cambia tutto, si può essere fortissimi a giocare ma quando si deve allenare, bisogna ripartire da zero. Non mi metto limiti sulla categoria perchè la gavetta va fatta ed è istruttiva in qualsiasi campo. Mi auguro che qualche società si ricordi di me e mi dia l'occasione di far vedere quello che valgo. Credo di poter dare molto a questo sport in veste di tecnico, con la stessa passione che avevo da giocatore e cerco di trasferirla ai calciatori che alleno. Spero che qualcuno mi dia questa possibilità. Sono aperto un po' a tutto, anche a continuare a scalare le categorie del settore giovanile, non è un'ipotesi che escludo. Mi metterei in gioco in qualsiasi tipo di situazione, l'importante è che ci sia un progetto serio con la possibilità di migliorarsi e con un percorso in cui ci sia programmazione. Mi sembra che il calcio è troppo basato sull'avere tutto e subito ma è la cosa più sbagliata. Solo un passo alla volta si possono ottenere grandi risultati".

ESORDI IN PRIMA SQUADRA - "Dei miei ragazzi hanno debuttato in prima squadra Matteo Beda, difensore, Valentino Fuschiatti, centrocampista, e Cristofer Paravano sempre centrocampista".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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  Scritto da La Redazione il 10/04/2024
 

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