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Edizione provinciale di Trieste


I GIGANTI - La vita frenetica di Carli: un anno ancora e poi...

Le giornate piene del baluardo del Sistiana. Alen apre anche l'album dei ricordi mentre i gialloblù si sono assicurati Castrillon, D'Alesio e Boscarolli. Kocic in Germania

Il triestino Alen Carli, 37 anni compiuti il 19 giugno, non è solo un calciatore di lungo corso – è prossimo alla seconda stagione in Promozione con il Sistiana dopo diversi anni di serie C e D -, ma è anche uno dei due soci fondatori di Sport Club, l'Asd dedita ai camp estivi giovanili. Venerdì 15 luglio (dalle 8 alle 17, a cui seguirà la cena di chiusura in un agriturismo di Slivia sul carso triestino) si concluderanno le due settimane tenute da Sport Club nel complesso sportivo proprio del Sistiana D.A. a Visogliano, che hanno fatto seguito alle due andate in scena al Comunale monfalconese di via Boito. Ma i protagonisti dello stage a due passi da Sistiana resteranno in loco fino a domenica 17 per partecipare alla trentesima edizione dell'Aurisina Cup, il torneo di calcio a cinque a scopi benefici iniziato giovedì 14.

Alen, come è nata l'idea di creare Sport Club?
"E' venuta a Riccardo Carola, che per una decina d'anni ha partecipato a dei camp estivi come istruttore in alcune città italiane, in particolare a Padova ma non solo. E mi ha proposto di diventare soci, creando appunto questa Asd per fare un progetto di qualità finalizzato all'impostazione di questo tipo di stage. L'associazione è nata nel 2015 ed è affiliata a Coni e Aics. Ci siamo proposti per fare attività nelle scuole, dove al momento siamo riusciti a tenere qualche lezione dimostrazione. L'anno scorso abbiamo presentato il nostro progetto anche all'U.F.M., a cui è piaciuto e ci ha messo a disposizione il campo di via Boito. Quest'estate siamo tornati a Monfalcone e poi pure il Sistiana, complice il fatto che ci gioco, ci ha ospitati. E si sta bene in mezzo al verde, è bello. Loro ci hanno dato gli impianti, noi abbiamo organizzato tutto."

Quanto allo staff?
"Abbiamo scelto calciatori di esperienza come Michele Contento e Denis Godeas, che si sono prestati con molta voglia ed umiltà. Ne siamo contenti perchè sono un bell'esempio per i ragazzi. Abbiamo avuto nelle prime tre settimane anche Michele Campo, un tecnico preparato (con un passato in serie D con le scarpette ai piedi, ndr). In quest'ultima settimana ci ha aiutato inoltre Federico Giovannini, in forza alla prima squadra del San Luigi. Poi ci sono venuti a trovare in giornata gli sloveni Zlogar e Frandolic, due personaggi di rilievo oltreconfine, e l'ex Triestina Massimo Pavanel. Hanno fatto degli esercizi specifici, che sono stati utili. Noi abbiamo puntato su programmi tecnici, che prevedano pure dei giochi come le partitine al pomeriggio per insegnare delle cose agli iscritti attraverso il gioco. Così si divertono, non si stancano troppo, imparano comunque delle nozioni e – senza accorgersene – a competere. Per fare questo abbiamo scelto delle persone, che abbiano la passione per lavorare con i giovani e che sappiano trasmettere loro dei valori. Siamo partiti dal concetto che a noi ci sarebbe piaciuto da ragazzi partecipare a un camp così."

Come sono state le risposte da parte dei vostri “giovanissimi”?
"Abbiamo avuto buone risposte numeriche e soprattutto sono educati e tutti si sono impegnati. Chi vinceva, era contento e anche i più piccolini hanno tenuto botta con tenacia quando perdevano. Hanno fatto gruppo, li abbiamo trovati insieme al mare qua vicino. Sono ragazzi di Monfalcone, Sistiana, Ronchi e pure Cervignano. Con Riccardo, però, vogliamo fare di più. Abbiamo avuto richieste di informazioni da Padova e puntiamo a fare promozione in Slovenia e Austria. Vorremmo fare un camp internazionale e per questo cercheremo di fissare delle convenzioni con gli agriturismi per poter ospitare gli iscritti, una cosa da sviluppare con pazienza. Il nostro obiettivo è di togliere le barriere mentali dopo aver tolto quelle fisiche (leggasi confini aboliti, ndr). Tanto più perchè recentemente si è tanto parlato del centenario della grande guerra. Stare insieme è un modo per conoscersi meglio, per non stare in un ghetto. Si cresce perchè si capisce la mentalità altrui e si può essere facilitati se si dovesse andare a lavorare in un'altra città. Quando si esce di casa, non ci si sa arrangiare bene e aver già fatto esperienze di integrazione diventa molto utile. Anche nello sport per chi va a giocare lontano dalla famiglia."

A livello personale, cosa si può dire di Alen Carli al Sistiana Duino Aurisina?
"Giocherò ancora un anno sicuramente, poi credo che smetterò. Nella stagione appena finita è stato raggiunto l'obiettivo della salvezza tranquilla. La società è contenta di questo. La squadra era partita con le potenzialità per poter ottenere di più e arrivare ai play-off, ma – non avendo gli juniores – a un certo momento ci siamo ritrovati a essere decimati in certe partite così da essere solamente in tredici – quattordici. Capalbo ad esempio, elemento di valore, ha dovuto saltare diversi incontri. L'aspetto positivo è che alcuni ragazzi hanno potuto giocare di più e fare esperienza, ma se fossimo stati più spesso al completo, avremmo potuto essere più in alto. Siamo stati al completo...solo un tempo. L'ambiente è tranquillo e sano, questo mi piace. La società non fa il passo più lungo della gamba, fa le cose con i tempi giusti. Non fa i proclami a base di soldi. Ora speriamo di migliorarci e di entrare nelle prime cinque, lavoreremo per questo durante il pre-campionato. Il nostro mister è bravo, sa lavorare con il gruppo. Sarà potenziato anche lo staff del settore giovanile, ringiovanendolo con tre inserimenti. Uno sarà Uros Barut (ex Foligno e Marcianise), uno il sottoscritto e per il terzo ci sono delle trattative in corso."

Alen Carli, però, ha una vita incasinata, giusto?
"Tre volte a settimana vado a Gemona per fare delle traduzioni per l'azienda ospedaliera numero tre, la più grande della sua zona. Inoltre ci sono il Sistiana sia come giocatore sia – dalla prossima stagione – come allenatore dei Pulcini, i lavori da fare per aprire un agriturismo a Slivia e il progetto interculturale di Udine. E' stata un'iniziativa voluta dal medico pediatra Canciani, che è inserito anche nel Comune di Udine e proprio il Comune ci ha aiutati. Insegno lo sloveno in dei corsi frequentati da persone del posto o comunque provenienti da cittadine o valli vicine. Persone che sapevano parlare un po' e hanno perso dimestichezza con la lingua, tanto che si sono emozionate nel sentire delle canzoni di quando erano piccole; ci sono mogli italiane sposate con degli sloveni, medici che hanno dei pazienti sloveni e vogliono imparare qualche parola per rassicurarli...ho trenta ore a ciclo, ci sono una quarantina di frequentatori a corso. Lo faccio da sette anni; organizziamo pure delle gita in Slovenia e Austria e ci sono venuti a trovare ospiti importanti come Boris Pahor, Sergio Tavcar e Peter Bossman, primo sindaco di colore in Slovenia. Ho inoltre l'insegnamento dello sloveno nelle scuole slovene per italiani e si sta parlando poi di fare qualcosa negli asili nidi. Per questo dico che gioco ancora un campionato e poi dico basta perchè è dura. Ora è così, poi appunto dovrò organizzarmi diversamente. E finito il camp avrò bisogno di tre settimane di stacco assoluto."

Tornando al calcio, quali sono le esperienze – le città – i gol rimasti indelebili?
"Le tre annate più belle e culminate con la promozione sono state all'Itala. C'era un bel gruppo, si stava bene insieme e noi ragazzi avevamo legato molto. La città più bella Lucca, dove tutti erano accoglienti. E' stato l'unico posto dove ho fatto calcio a tempo pieno, visto che negli anni del semi-professionismo ho sempre studiato o lavorato e perciò ero sempre impegnato. Mi ci aveva portato il direttore sportivo Russo, contro cui ci avevo giocato contro con la Triestina nel famoso spareggio. Il gol più bello quello segnato con il Kras contro il Venezia al 90' al Rocco (campo scelto dai biancorossi di Goran Kocman per ragioni di sicurezza al primo anno in Interregionale, ndr). Saltai un metro e mezzo per colpire di testa, ancora adesso non so come feci."

Sei rimasto in contatto con qualcuno dei tuoi ex compagni?
"Sì, con qualcuno sì...tra i primi proprio Riccardo Carola, che ero anche andato a trovare a Padova. Poi mi sono sentito con qualcuno dei tempi di Lucca e Pordenone e magari ci siamo visti, con Neto Pereira che ora è a Padova, con qualcuno dell'Itala....tra i mister ho tenuto rapporti con Fedele, un vero personaggio e con Vanoli, che ora è a Lubiana e che ha cercato di portarmi a Capodistria. Ma sono riservato e schivo di primo impatto, perciò non mi viene facile essere il primo a chiamare, ma quando mi sciolgo, riesco a scherzare e a essere di compagnia."

E a proposito di “compagnoni”, il jolly triestino Matteo Cipracca – conosciuto pure in Friuli – si è fatto una birra giovedì 14 a Visogliano con il direttore sportivo dei delfini gialloblù, Kristian Pacor. Probabilmente un'iniezione di carburante prima di scendere in campo all'Aurisina Cup? Intanto in casa Sistiana sono arrivati al momento Castrillon, D'Alesio e il cavallo di ritorno Boscarolli, mentre Kocic ha salutato la compagnia, avendo trovato lavoro nella lontana Germania.

Massimo LAUDANI

 

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  Scritto da La Redazione il 15/07/2016
 

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