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Edizione provinciale di Trieste


IL CASO - Libri: vicenda gonfiata, viene voglia di mollare tutto

Il presidente della Virtus Corno interviene dopo le sanzioni inflitte al club in merito a quanto accaduto durante la gara col Sistiana: "Il quadro dipinto dall'arbitro nel referto non corrisponde alla realtà dei fatti e questo non è accettabile"



La Virtus Corno reagisce alle dure sanzioni inflitte al club biancazzurro dal giudice sportivo. Pesano i 350 euro di multa che la società dovrà pagare, come i due mesi di squalifica che hanno colpito il timoniere della Prima squadra, Marco Peressutti, oltre allo stop per un mese del dirigente accompagnatore Samir Pervaza. 
Ma a far più male ancora sono state le motivazioni utilizzate per spiegare tali punizioni e che il Giudice sportivo ha desunto da quanto contenuto nel referto stilato dall'arbitro Filippo Capone, che ha diretto - guidando una terna interamente in forza alla sezione Aia di Trieste - la pirotecnica sfida tra i virtussini e il Sistiana Sesljan
Il presidente della Virtus, Antonio Libri, sgombra il campo dalle solite lamentele su episodi di gioco: "Non discuto né il risultato e neppure decisioni pur opinabili avvenute durante l'incontro; se abbiamo perso in quel modo la partita è per colpa nostra, visto che eravamo avanti 2-0. E neppure contesto le espulsioni di Peressutti e Pervaza: hanno sbagliato a reagire, anche se la situazione era diventata tesa e in molti hanno esagerato con le parole". 
Il problema è "che il quadro dipinto dall'arbitro non risponde a quanto accaduto. Non si può dipingere a quel modo i nostri tifosi e neppure raccontare che mister Peressutti voleva aggredire il direttore di gara. Tanto per dirne una, a fine gara abbiamo invitato la terna a partecipare al terzo tempo, sono stati loro a rifiutare la nostra ospitalità. Sul comportamento arbitrale illustreremo taluni aspetti a chi di dovere anche attraverso del materiale fotografico: posso dire che questa vicenda ci ha lasciato sbigottiti e che ci spinge a valutare se abbia ancora senso continuare a impegnarsi se poi il trattamento che si riceve è di questo tipo. Ci si sente indifesi e non tutelati: si tratta di un problema che alla lunga spinge tanti dirigenti appassionati a lasciare questo mondo". 



 

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  Scritto da La Redazione il 21/12/2018
 

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